Dall’11 febbraio al 18 giugno, presso i Musei di San Domenico di Forlì saranno esposte circa 440 opere comprendenti sculture, dipinti, ceramiche, disegni, vetri, arredi, abiti d’epoca ed oreficerie uniche che negli anni '20 dettarono le regole per quello che sarebbe stato il futuro ‘Made in Italy’.
La mostra
L’esposizione, con il titolo ‘Art Deco. Gli anni ruggenti in Italia', ideata e sostenuta dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, promette un interessante viaggio fra lo stile di vita mondano, eclettico ed internazionale che prese il nome di Art Decò e che visse il suo periodo di auge fra il 1919 ed il 1930 all’insegna della ricerca raffinata del lusso e della piacevolezza, mentre, grazie alla triste falce della Grande Guerra appena cessata, in Europa la borghesia osservava quasi inerme il crollo degli ultimi miti ottocenteschi e all’inserimento sociale del periodo industriale con le sue perverse logiche produttive.
Il curatore della mostra, Valerio Terraroli assieme a Claudia Casali ed a Stefania Cretella, spiega che questa esposizione vuole raccontare la breve vita di questo stile prettamente europeo, la cui celerità fu dovuta alla sua natura di una moda vera e propria e che a partire dal 1929 con la sua grande crisi economica, seguita dall'arrivo dei totalitarismi che tutti conosciamo, non trovò più spazio di espressione, mentre al di là dell’oceano, sbocciava Hollywood ed i famosi ritratti di Tamara de Lempicka.
Precedentemente seguito dal mitico stile Liberty, l’Art Decò, alle soglie del secondo decennio del XIX secolo, si propose come una vera e propria corrente di pensiero, un’estetica, una vera evoluzione del precedente periodo, con il quale nutriva una continuità divenuta poi anche contrapposizione.
Il percorso e le opere
Lungo il percorso espositivo allestito per questa eccezionale occasione, si potranno ammirare opere molto significative della produzione di oggettistica e forme decorative del periodo ‘ruggente’ dove potremo visionare impianti di illuminazione di Martinuzzi, Venini e Fontana Arte.
Ceramiche di Gio Ponti, Gariboldi, Andloviz; sculture di Wildt, Arturo Martini, Andreotti e Lenci.
Non mancheranno le oreficerie di Ravasco come gli arredi di Buzzi, Ponti, Lancia e Portaluppi.
Si potranno osservare e godere con gli occhi le sete di Ravasi, Ratti e Fortuny e persino qualche arazzo di Depero.
Sarà esposta anche la preziosissima produzione della Richard-Ginori ideata dal grande Gio Ponti e per concludere il percorso, nella piccola ma graziosissima stanzetta ovale ospitante l’Ebe di Canova, saranno a disposizione del pubblico quaranta gioielli bizantini di Ravasco.