Una riflessione sulla tonalità rossa tipica dell’iconografia rinascimentale veneta è la tematica affrontata fino all’11 giugno nella retrospettiva temporanea a Palazzo Barberini, la Galleria Nazionale d’Arte Antica della capitale. Il curatore, Michele di Monte, struttura attorno al focus del “Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria”(1524) di Lorenzo Lotto un’esposizione curata che accoglie come linea-guida il colore scarlatto, ambito e prediletto dalla scuola veneta. In particolare i parametri artistici di riferimento saranno Savoldo e Cariani, entrambi di poetica affine al Lotto, sebbene ognuno complice del proprio impianto prospettico e ideale.

Stili pittorici

Lorenzo Lotto, artista controverso dotato di una sensibilità a tratti oscura che lo proclama uno dei più abili ritrattisti cinquecenteschi, incline a un simbolismo eclettico e parossistico. La sua iconografia sacra stigmatizza un suo personale stilema, identificato anche dalla tonalità rossa prescelta. Gian Girolamo Savoldo iconizza la luce quale strumento espressivo, dimostrando una maturità acquisita in questo ambito in particolare, un “luminismo argenteo” che lo contraddistinguerà nel panorama veneto di settore. Il suo imprinting rimane legato a Giorgione e a influenze leonardesche. Giovanni Busi, detto il Cariani, opera nell’alto Rinascimento, memore di Sebastiano del Piombo, contempla uno stile piuttosto manieristico, uno scolasticismo esente dall’estrosità di Lotto.

Le sue opere sono intrise di una malinconia di stampo nordico.

Sia Savoldo che Cariani rientrano nell’alveo lottiano in quanto sovrastruttura ideale e dettagli tecnico-cromatici.

La mostra

Opere provenienti dal Louvre, il Prado, il Metropolitan Museum of Art riempiono le sale di palazzo Barberini di una oculata e raccolta esposizione che ha come comun denominatore le sfumature dal rosso vivo.

La direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Antica, Flaminia Gennari Santori, sposa la linea espositiva di focalizzare attorno al Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria il corpus museale. Il conseguente raffronto tra il Ritratto di Marsilio Cassotti e Faustina Assonica di Lotto (1523) e l’opera in questione suggerisce allo spettatore dei nuovi punti di vista.

Suggestiva carrellata di ritratti a partire da quello di Giovanni Benedetto Caravaggi (1520), preso in prestito dall’Accademia di Carrara di Bergamo, avvicinato ad opere sacre quali ad esempio “S. Matteo e l’angelo” (1534) di Savoldo, ove tematiche differenti, tipizzate anche da stili diversi, sorgono all’unisono nell’utilizzo del colore rosso.

Significative le due rappresentazioni del matrimonio mistico di s.Caterina di Lotto messe a confronto nella versatilità compositiva e nel fulgore della tinta.

Una selezione accurata di opere che fornisce un tributo alla poetica veneta foriera dell’uso di questa tinta, sanguigna e vitale, che decreta un sentire pittorico terrestre e sublime al medesimo tempo.