Dici Esma e ti vengono in mente terribili ricordi. La Scuola Superiore di Meccanica dell'Armata, meglio conosciuta con il nome di ESMA, era la scuola di meccanica navale della Marina argentina. La sua sede si trova in Avenida Libertador 8200, a poche centinaia di metri dal Monumental, lo stadio del River Plate, quartiere residenziale Nunez, zona nord di Buenos Aires. L'enorme edificio però, più che per i corsi di formazione per gli allievi della marina militare, è diventato brutalmente famoso come centro di detenzione clandestino, nome in codice Selenio.
Lo stesso giorno in cui avvenne il golpe militare, 24 marzo 1976, la struttura era già pronta per "ospitare" i primi prigionieri sequestrati con la forza dagli squadroni della morte. Dei 5500 detenuti passati per l'Esma solo 400 faranno ritorno a casa, tutti gli altri diventeranno per sempre Desaparecidos e tramuteranno questo luogo in uno dei simboli della Guerra Sucia e dei crimini contro l'umanità perpetrati dalla dittatura militare di Videla, Massera, Galtieri e Viola. La scuola era diretta dal contrammiraglio Ruben Jacinto Chamorro, affiancato dal capitano Jorge Eduardo Acosta, alias "el Tigre", direttamente alle dipendenze del capo di stato maggiore della marina, Emilio Eduardo Massera.
Molti militari che vi hanno prestato servizio saranno ricordati in seguito per la loro disumana condotta e le brutali torture inflitte ai detenuti .Tra questi troviamo, Alfredo Astiz, noto con il soprannome di Angelo biondo della morte, che si infiltrò nell'associazione Madres de Plaza de Mayo per organizzare il sequestro e l'uccisione delle tre fondatrici, Esther Ballestrino, Azucena Villaflor de Vincenzi e Mary Ponce.
Nel libro "Il volo", del giornalista argentino Horacio Verbitsky, il capitano della marina Adolfo Francisco Scilingo inizia a confessare le proprie malefatte con le agghiaccianti parole: -" Si renderà conto che abbiamo fatto cose peggiori dei nazisti". Il cappellano, molto vicino al regime, era Alberto Angel Zanchetta, che sapeva quello che accadeva all'interno dell'edificio e che al ritorno di un Volo della morte confortò gli ufficiali con la parabola del grano e dell'erba cattiva.
Museo alla memoria
All'interno dell'Esma vi erano zone adibite alla prigionia, la Capucha era una cella spoglia e stretta priva di finestre, cosi chiamata perchè i detenuti vivevano in stato di isolamento con un cappuccio in testa, e settori in cui i dissidenti venivano torturati con metodi quali la Picana, elettroshock sui genitali, e il submarino, che consiste nell'immersione della testa del prigioniero in una vasca piena di acqua salata o escrementi fino al quasi affogamento. Da qui passarono le suore francesi Alice Domon e Leonie Duquet, due missionarie impegnate al fianco delle Madri di plaza de Mayo, che furono prima sequestrate, poi torturate e infine gettate nel Rio Del Mar, in uno dei tanti crudelmente famosi Voli della morte.
Ebbene, da quasi un decennio ormai la storia si è come capolvolta, perchè la struttura è stata scelta dall'Unescu come centro internazionale per la promozione dei diritti umani. Già nel 2004, l'ex presidente Nestor Kirchner e l'allora sindaco di Buenos Aires, Anibal Ibarra, firmarono un accordo per cambiarne destinazione d'uso, sottrarlo ai militari e per fare dell'Esma un museo per la memoria dei crimini della dittatura, la promozione e la difesa del sistema democratico. L'istituzione, che in questo decennio si è occupata della promozione dei diritti umani, dei valori di vita, libertà e dignità umana, è anche diventata laboratorio scientifico di ricerca riguardante la desaparicion delle persone, la tortura e lo sterminio, e funge da data base per la conservazione dei risultati di queste attività in un contesto di cooperazione mondiale. Di strada ne è stata fatta, molta altra bisognerà farne, ma il processo si sta sviluppando nella giusta direzione e solo così un giorno la parola Esma farà un po meno paura.