È andata in onda giovedì 29 marzo l’ultima puntata di Legion, la serie sull’omonimo anti-eroe dei fumetti Marvel prodotta da FX e ideata da Noah Hawley. Hawley, che si era distinto per l’originalità della serie di Fargo, ha portato a casa il risultato: già successo di critica, prima ancora del finale è stato annunciato il rinnovo della serie per una seconda stagione.
E se si segnala la bravura di Dan Stevens – già La Bestia nell’ultimo live action della Disney – nell’interpretare un anti-eroe tanto disturbato quanto complesso nelle sue molteplici personalità, molti sono gli aspetti innovativi di una serie che ha ribaltato le regole delle storie sui supereroi.
Chi è Legion
Legion – o meglio, David Haller – è un trentenne dalla personalità disturbata e affetto da schizofrenia, che è stato rinchiuso al Clockworks Psychiatric Hospital (solo la prima delle molte citazioni sparse qui e là nella serie) per essere curato dai frequenti episodi psicotici che rendono la sua vita, e quella delle persone attorno a lui, difficile. In realtà la schizofrenia è un effetto collaterale dei suoi poteri psichici, poteri di cui David non è a conoscenza e che non riesce a controllare. Sarà l’incontro con la giovane Sydney Barret – anche lei dotata di poteri – a costringerlo a rimettere in discussione tutto quello che sapeva di se stesso.
Quello che seguirà sarà un viaggio nella mente di David, alla ricerca di una nuova stabilità mentale e di come imparare a gestire i suoi poteri ma il pericolo è in agguato.
All’esterno, sotto forma di un’organizzazione che dà la caccia a David e Syd per compiere esperimenti su di loro. All’interno di David stesso, perseguitato fin dall’infanzia da un ‘demone dagli occhi gialli’, che interferisce con i suoi poteri e sembra legato a un segreto che giace nel passato dell’uomo.
Perché guardarlo
Legion è una serie sui supereroi che di supereroico ha ben poco, per lo meno nel senso a cui il cinema mainstream e le serie degli ultimi anni ci hanno abituato.
Esattamente come ha fatto con Fargo, Noah Hawley ha deciso di rivoluzionare completamente il genere, facendo di Legion prima di tutto un racconto delle vite dei personaggi e dei problemi che i loro superpoteri comportano. Ad affascinare è la profondità con cui Hawley indaga nella mente di un anti-eroe, poco amato e poco approfondito nei fumetti, sfruttando i suoi poteri mentali per far compiere allo spettatore un viaggio in una mente tanto potente quanto fragile.
La sceneggiatura stessa si piega a una narrazione che provoca volutamente smarrimento nello spettatore, il piano della realtà e quello della fantasia di David si fondono e si confondono, tanto che interi episodi trascorrono senza che sia ben chiaro cosa sia effettivamente accaduto nel mondo reale e cosa sia frutto dei poteri di David Haller. Anche le musiche e le scenografie sono state studiate per rendere al meglio il senso di spaesamento di David e di chiunque entri in contatto con i suoi formidabili poteri.
Lo spettatore non si inganni, però: i problemi di David non sono una scusa per offrire allo sguardo una sceneggiatura confusa e una storia senza né capo né coda. Con il succedersi degli eventi, alcuni interrogativi iniziano a chiarirsi e il confine fra realtà e fantasia si fa più netto, mentre insieme a David lo spettatore impara che una serie sui supereroi può essere l’occasione per parlare di qualcosa di più e di meglio di facili e spettacolari scazzottate.