Domenica 21 maggio al Salone del Libro di Torino (ore 18, sala Romania) si terrà la presentazione de “Il Rullante Insanguinato”, opera prima in chiave noir di Lele Boccardo, giornalista e critico musicale per prestigiose testate musicali e di spettacolo italiane, che sarà accompagnato dal relatore Valerio Liboni.

Lele Boccardo, classe 1961, nasce a Torino nel 1961 e sin da giovanissimo si appassiona alla musica, dapprima come deejay per note discoteche italiane. La sua carriera si definisce poi, in seguito, in radio e poi come giornalista e critico musicale per testate online quali Civico20news.it, Sanremonews.it, il portale italiano più famoso che tratta del Festival di Sanremo.

Nel 2011 debutta come scrittore con il primo romanzo "Un Futuro Da Scrivere Insieme" e nel 2017 torna, appunto, con “Il Rullante Insanguinato”, per Sillabe di Sale Editore.

Con prefazioni di Andrea Mingardi, famoso bluesman e cantautore e autore del maggior numero di brani inediti di Mina, e del giornalista e press agent Maurizio Scandurra,“Il Rullante Insanguinato” è un thriller a cavallo tra Liguria e Piemonte che ha al centro di tutto la musica (in particolare, i batteristi), la suspence, il mistero ... e gli omicidi.

Perché uccidere persone del tutto normali come dei batteristi, che suonano per passione in piccoli locali e per una manciata di euro? Scopriamo cos'ha ispirato Lele Boccardo nella composizione del suo particolare "noir musicale".

Ciao Lele, Domenica 21 maggio presenterai, al Salone del Libro 2017 di Torino, “Il Rullante Insanguinato”, il primo 'noir musicale'. Da cosa nasce questo particolare connubio di generi?

Avevo intenzione di scrivere un romanzo di suspence e quando è arrivato il momento di stendere la trama è stato subito chiaro; ho attinto direttamente da dove ne sapevo di più: la musica.

Avendo suonato per anni come batterista, che era la mia più grande passione quand'ero bambino, e scrivendo sulla rivista Civico20news.it, mi è sembrato naturale parlare di musica anche in un questo romanzo ed ambientarlo nei luoghi che meglio conosco, per dare un'impronta più realistica possibile. Ed è così che il romanzo thriller che volevo scrivere si è trasformato in 'noir musicale'.

Andrea Mingardi, bluesman ed autore della maggior parte degli inediti della grande Mina, ha scritto la prefazione de “Il Rullante Insanguinato”. Com'è nata la collaborazione?

L'ho conosciuto tantissimi anni fa, nei primi anni '80, quando facevo ancora radio. All'epoca come adesso, mi sono sempre occupato di seguire e recensire concerti e quella sera dovevo andare a sentire Andrea Mingardi e fargli un'intervista. Giunto lì vidi uno spettacolo indimenticabile, davvero mai visto prima, entusiasmante, che metteva assieme generi completamente diversi come monologhi, blues e tanto altro: dal semplice interesse lavorativo che avevo, quell'intervista, abbiamo approfondito una conoscenza reciproca che poi si è trasformata in amicizia.

Con la musica al centro di tutto. Spero che la gente legga questa prefazione di Andrea Mingardi, dato che in molti saltano le prefazioni, perché centra davvero il punto, quello che il romanzo vuole comunicare. La consiglio assolutamente.

Anche Maurizio Scandurra ha scritto parte della prefazione. Personaggio decisamente controcorrente e dissacrante.

Maurizio Scandurra ha letto il romanzo e ne è rimasto piacevolmente sorpreso e ha scritto questa presentazione molto bella e molto "di pancia", se mi passate il termine, un po' com'è lui: un uomo istintivo, molto sanguigno e senza filtri. Consiglio, ovviamente, di leggere anche questa prefazione perché è scritta davvero benissimo, è passionale, e riflette sia lui che, al contempo, il mio libro.

Volevo anche spendere due parole sulla postfazione, scritta da Piero Partiti, perché è molto bella. È una soddisfazione grandissima poter ricevere una postfazione scritta direttamente dal proprio editore. È un onore per pochi!

“Il Rullante Insanguinato”, come suggerisce il titolo, ruota tutto sul ruolo del batterista, posizionato nelle zone più nascoste del palco ma, in realtà, fondamentale. Perché nel noir hai deciso di 'uccidere' proprio i batteristi?

Tutto nasce dalla mia passione, fondamentalmente. Fin da bambino facevo impazzire tutti suonando quel che mi capitava sottomano, ero convinto che avrei fatto il batterista da grande. Alla fine ci sono andato vicino, perché comunque lavoro nel mondo della musica e la mia passione non è mai scemata.

Il fatto di "uccidere" proprio i batteristi nel libro credo sia proprio perché è il ruolo che conosco meglio, e non è assolutamente per essere di cattiva auspicio alla categoria (ride). Ho scelto di parlare di un killer di batteristi quasi come fosse una sorta di elisir di lunga vita nei confronti di questa categoria di musicisti. In realtà, quindi, è un augurio!

Il romanzo mette al centro delle oscure vicende le tribute band, ossia quelle band che dedicano la loro carriera a cantare canzoni di altri artisti. Come mai questa scelta?

Perché le tribute band sono ciò di cui mi occupo anche per lavoro, su Civico20news.it, e mi è venuto naturale anche in questo caso attingere da dove ho più dimestichezza.

Le band che ho inserito nel libro esistono davvero e sono tra le migliori, secondo me, del panorama italiano. In ordine di apparizione nel libro ci sono: gli Splendidi di Torino, tributo a Jovanotti, I Solid Rockers d'Imperia (tribute band dei Dire Straits), i Ghost And The Machine di Torino (tribute band di Sting & The Police), i Bad Medicine (tribut band di Bon Jovi) e La Combriccola del Blasco, tribute band di Vasco Rossi, definita dal cantante stesso come la migliore in circolazione e più volte da lui elogiata. Queste tribute band non si limitano a suonare sul palco ma lo fanno con vero amore e con passione, e questo è un qualcosa che non capita di vedere in tutte le band che si vanno a vedere ed ascoltare, anche in quelle che propongono materiale inedito.

Ed è proprio per tutto questo che ho avuto il piacere di poterli ospitare ne "Il Rullante Insanguinato".

Omicidi, rancore, invidia, disperazione, dolore e tanta musica. Questa è la miscela esplosiva in quello shaker di emozioni che è “Il Rullante Insanguinato”. Cosa vuoi dire, davvero, al pubblico con questo libro?

L'aggettivo che mi sono prefissato sin da quando ho iniziato a scrivere: "credibile". Volevo raccontare una storia di suspence ma che potrebbe effettivamente capitare. Anche se speriamo non capiti, questo me lo auguro (ride). Nel libro, ci tengo a precisarlo, c'è anche una seconda trama parallela, che viene solo accennata all'inizio ma che poi esplode nel finale, di cui sono molto fiero e credo che stupirà ed appassionerà il lettore.

Detto questo amo molto i finali aperti, quindi non escludo che possa esserci un sequel! Ma adesso è presto per pensarci.

Mi sono divertito moltissimo a scrivere "Il Rullante Insanguinato" e ho ricevuto recensioni molto positive, quindi il mio obiettivo principale si può dire raggiunto. Poi, ovviamente, la cosa più importante è che piaccia al pubblico! Centinaia di scrittori con più esperienza di me hanno scritto romanzi gialli con personaggi ed ambientazioni un po' troppo improbabili, storie con le quali non ci si può molto identificare, ed io non volevo seguire questa scia. Volevo solo appassionare e risultare credibile, e grazie alle opinioni di chi ha già letto il libro posso dirvi che credo di esserci riuscito.

A chi ha il sogno di scrivere di musica cosa consiglia? Come si arriva in radio?

Parlando del romanzo, per quanto mi riguarda, ho avuto la fortuna d'incontrare un editore che ha avuto fiducia in me, che non potrò mai ringraziare abbastanza, che mi ha dato la possibilità di fare davvero ciò che volevo, sentivo, senza censure o senza pormi degli ostacoli di alcun tipo, ed è la stessa fortuna che ho anche su Civico20news.it, tant'è che il direttore della testata mi ha chiesto recentemente di diventarne vice direttore, e ho accettato con grandissimo piacere.

A chi scrive e sogna di farlo come lavoro dico solo che se uno scrive con passione, con il cuore, perché ci crede davvero, i risultati prima o poi arrivano.

Qui lo dico e qui lo nego: odio la tuttologia! Se uno decide di scrivere deve farlo seguendo ciò in cui è più preparato, ciò che ama di più, ciò che lo farà risaltare e lo renderà credibile agli occhi della gente. Se il pubblico capisce che scrivi col cuore, come si suol dire: 'sei già arrivato a metà dell'opera'.