Poco più di 5.000 abitanti e un piccolo centro storico punteggiato da locali, caffè, casette colorate ed eleganti boutique. Si presenta così Ascona, ameno paesino del Canton Ticino situato sulla riva settentrionale del Lago Maggiore, famoso per il suo clima mite e il suo lungolago dal sapore mediterraneo. Proprio qui, a pochi passi dal Museo Comunale d'Arte Moderna, si trova la Galleria Wolf, fondata nel 2015 da Barbara e Michael Wolf per far conoscere al pubblico la pittura e la scultura espressionista. Fino al 2 luglio la Galleria ospita la personale del Maestro Renzo Ferrari (Cadro, 1939), artista svizzero che ha fatto del segno e della cruda violenza del colore le “armi” privilegiate per parlare di temi esistenziali e delicati come l’espulsione, l’omicidio di massa, la migrazione e le difficoltà dell’integrazione sociale e culturale.

Busillis time“ (Busillis = punto critico), questo il nome della mostra, è una rappresentazione delle sfide storiche del nostro tempo, uno sguardo disincantato sul cinismo dei sistemi mediali che trasmettono immagini deformate dell’incessante dramma mondiale. Dal grande Diary Aleppo – sviluppo dei “World Diary” che avevano dato il titolo alla mostra presso la galleria La Colomba di Lugano del 2015 –, dove la tragedia dei bombardamenti siriani è riassunta in tre icastiche figure giustapposte come delle ombre nere dentro un fitto e acceso paesaggio di pittura dai colori timbrici e artificiali, allo spettrale Selfie in Barakon, realizzato nel suo Atelier Barakon di Cadro, dove ha tamponato tutte le finestre per avere una luce costante e per non farsi distrarre da quanto può succedere al di fuori di quello spazio, in modo da rendere ancora più concentrato il rapporto diretto con la pittura, “tutta risolta a luce artificiale in un ambiente che non ha più legami con l’esterno, ma attingendo invece a un’esperienza del mondo secondo la nuova percezione del tempo e dello spazio data dalla dimensione mediatica”.

La cronaca di queste barbarie - stragi di massa, resti di corpi martoriati, carnai e fucilazioni in diretta - penetra in tutto il mondo attraverso la televisione, i giornali e i social network, ed è a questi media che Ferrari attinge voracemente per elaborare i drammi secondo la propria "maniera", con colori accessi, pittura spessa e segni di matrice espressionista che trasformano la guerra in una grande “danza macabra”, in un monito silenzioso che riporti l’attenzione sulla sofferenza universale dell’uomo, quella sofferenza troppo spesso mercificata dagli stessi mass media...