Fino al 2 luglio 2017, il Castello di Masnago, affascinante fortificazione medievale situata su una panoramica altura che domina l'omonimo borgo, ospita una mostra nata dal riordino e dalla catalogazione dell’antico fondo fotografico dei Musei Civici di Varese. Un patrimonio fino a ieri dimenticato e che oggi, grazie alla collaborazione di diverse e importanti realtà del territorio (Italia Nostra, Fondazione Comunitaria del Varesotto e Centro Comune di Ricerca di Ispra) e alla ricostruzione effettuata dallo storico dell'Arte Sergio Rebora con l'aiuto dell'archivista Giorgio Sassi, viene valorizzato e restituito alla fruizione della cittadinanza in un’esposizione e in un libro – edito da Scalpendi – che aprono una piccola ma inedita parentesi in bianco e nero nella corposa collezione d'arte moderna e contemporanea dei Musei.
L’esposizione si dipana in un percorso tra i diversi generi che caratterizzano l’arte fotografica: ritratti, vedute di paesaggio e reportage scattati durante manifestazioni ufficiali, attività ginniche e sportive, o in occasione di allegri carnevali e feste in costume settecentesco a Palazzo Estense. Dalle fotografie di veduta di Pasquale Bossi, Felice Crespi ed Eugenio Fidanza – quest’ultimo considerato il più importante autore del varesotto tra Otto e Novecento per la sua eclettica produzione –, alle immagini dei padri della patria, di personaggi di spicco e di nobili varesini, di episodi commemorativi e di monumenti simbolici, fino ad arrivare ai ritratti in fotoceramica destinati a ornare i monumenti funebri dei cimiteri di Giubiano e di Belforte e agli autoritratti di fotografi professionisti e dilettanti colti nel loro studio o in occasione di eventi pubblici con sullo sfondo le bellezze della “città giardino”, che vantava – e che ancora vanta – scorci meravigliosi.
Proprio a quest'ultimi si deve, infatti, la gran parte delle immagini che illustrano i servizi pubblicati sul periodico locale la “Prealpina Illustrata”, che cessò le sue divulgazioni nel 1907.
L’album si chiude con una sezione che raffigura Varese e il suo territorio nel periodo tra le due guerre, quando la città diventa capoluogo di provincia e rinnova profondamente la sua veste urbanistica, trasformandosi da borgo di campagna a moderno centro di attività manifatturiere, pur salvaguardando l'innata vocazione turistica, che si estende oggi fino alle sponde lombarde del lago Maggiore, da Angera a Luino.
Oltre un centinaio di immagini e fototipi, risalenti agli anni compresi tra il 1860 e il 1940, contribuiscono a formare "un grande affresco corale che si colloca in un più ampio quadro d’insieme della fotografia storica italiana tra due secoli".