Ha fatto ridere diverse generazioni di italiani con una comicità alquanto grottesca, come quella del professor Kranz e Giandomenico Fracchia. Paolo Villaggio ha saputo entrare nelle case degli italiani e conquistare un posto speciale all'interno del mondo dello spettacolo nostrano. L'attore genovese, classe 1932, si è spento a Roma oggi 3 luglio, all'età di 84 anni dopo un lungo ricovero a causa di una malattia che lo aveva colpito da tempo. L'annuncio dell'addio è stato dato dalla figlia Elisabetta, che ha scelto i social network per ricordare il padre: "Ora sei di nuovo libero di volare”.

Paolo Villaggio e la carriera da attore

Paolo Villaggio ha sempre avuto il merito di sfruttare il suo innato sarcasmo per raccontare e portare sul piccolo schermo i difetti e soprattutto i vizi che caratterizzano l'italiano medio.

Nel farlo non si è mai risparmiato. Nasce in Liguria, cresce con la voglia di intraprendere gli studi di giurisprudenza, che poi abbandona per fare, tra i tanti lavori, anche l'intrattenitore a bordo delle navi da crociera. Ma è grazie al lavoro da impiegato in un'industria che sembra riuscire a trovare la massima ispirazione per diventare poi Ugo fantozzi.

Con il personaggio di Fantozzi, un ragioniere senza qualità e pieno di frustrazioni, Villaggio ha saputo coltivare e sviluppare il suo talento da intrattenitore e attore. Restano ben salde nella memoria di tutti le sue avventure, al fianco dell'immancabile Pina, la triste moglie del ragioniere, e ancora la figlia Mariangela (che veniva interpretata da un uomo) e la sua amata signorina Silvani.

A chiudere questo grande cerchio il geometra Calboni e il ragionier Filini. Un mondo che Villaggio è riuscito a far diventare reale, sfruttando anche i dieci film registrati e spesso trasmessi in tv.

Da Fantozzi a Fracchia: re della risata e non solo

Ma non è stato solo il ragioniere a conquistare il pubblico. Come non ricordare infatti anche il personaggio di Fracchia, che oggi rimane come simbolo e patrimonio del talento di Paolo Villaggio?

Ci ha fatto ridere tante volte, ma ha saputo anche offrirci performance drammatiche, profonde, a tratti oscure. Nella sua lunga carriera ha avuto modo di lavorare con Lina Wertmuller in "Io speriamo che me la cavo", vera perla del cinema italiano in cui interpreta un maestro di terza elementare. Ha lavorato anche con i grandi Federico Fellini, Ermanno Olmi e Mario Monicelli e ha vinto il Leone d’oro alla carriera nella Mostra del Cinema di Venezia nel 1992.

Se ne va un altro grande volto del nostro tempo, del nostro cinema. Un cinema che, come aveva già ricordato con vena lievemente polemica la figlia Elisabetta, "lo ha abbandonato". Ma nonostante questo, Villaggio continuerà sempre a vivere in noi con i suoi personaggi intramontabili.