Elio (Thimotheè Chalamet) è figlio di una ricca borghese che sta trascorrendo e vacanze estive a Crema. Un giorno arriva nella sua villa il bel Oliver (Armie Hammer), giovane studente del padre di Elio che ha deciso di passare del tempo nella cittadina. Elio, quasi da subito, inizia a provare un particolare desiderio nei confronti di Oliver, cercando di lottare contro sé stesso e i suoi sentimenti. Oliver ricambierà i sentimenti di Elio oppure no?
Questa è la trama di Chiamami col tuo nome, film di Luca Guadagnino nelle sale dal 25 gennaio e che si appresta a essere uno dei film più discussi di questo inizio 2018.
La pellicola del regista di Melissa P e A bigger Splash cerca di prendersi la giusta rivincita dopo essere stato snobbato per molto tempo dal Cinema italiano, che ora lo osanna come nuovo genio, forte della candidatura a ben 4 Oscar (tra cui miglior film, migliore attore e sceneggiatura non originale). La pellicola prende spunto dal romanzo di Andrè Aciman dal titolo omonimo e alla sceneggiatura ha collaborato James Ivory, inizialmente scelto come regista e che in seguito ha venduto i diritti allo stesso Guadagnino e vuole essere, nell'ottica di quest'ultimo, un film per famiglie più che pellicola gay. Tuttavia, Chiamami col tuo nome è già in lizza per diventare il feticcio della comunità LGBT del 2018.
Nulla di male, intendiamoci, anche se questo messaggio di fondo rischia di innalzare a capolavoro un film bello ma sicuramente non eccezionale e sopravvalutato.
Chiamami col tuo nome vincerà gli Oscar?
Il film di Luca Guadagnino ha avuto un ottimo riscontro di pubblico in America dove è stato distribuito a novembre scorso e in Italia uscirà per Warner Bros in 135 copie.
Basteranno per decretare il successo di questa pellicola? C'è da dire che gli italiani salgono presto sul carro del vincitore ed è bastato un nome italiano per inorgoglire il nostro spettatore medio. In realtà, la produzione conta ben quattro Paesi tra cui Brasile, Francia, USA e, appunto, Italia. Il cast è quasi interamente internazionale (impeccabile l'interpretazione di tutti gli attori).
Ebbene, Chiamami col tuo nome è sicuramente una pellicola buona sotto molti punti di vista. Innanzitutto, la fotografia che Guadagnino fa assomigliare a un quadro, sfruttando la natura dei paesaggi vicino a Crema. Molto interessanti, infatti, le inquadrature (spesso simboliche) degli alberi da frutto che fanno da preludio a una delle scene più ricche di pathos dell'intero film. Ci sono atmosfere che, nell'ottica del regista, avrebbero dovuto ricordare Bertolucci, Renoir e Romer ma spesso il film sembra un'opera da "vorrei ma non posso". Poco approfondita la seppur interessante analisi politica (si cita Craxi e il Pentapartito e c'è la pessima cameo di un Grillo d'annata) e poco empatica la storia.
Quello che manca a Chiamami col tuo nome non è il romanticismo, ma è la "sospensione dell'incredulità". Come si può immedesimarsi nella storia tra due ricchi borghesi come Elio e Oliver, divisi anche da differenza d'età, e accettati in un contesto come quello degli anni '80 (visto che l'omosessualità, ahinoi, è ancora oggetto di numerosi attacchi nel Nostro Paese)?
Sicuramente interessanti il ruolo della musica che funziona da Voice over, grazie alle canzoni di Sufjan Stevens, il classicismo neppure troppo velato che crea una sorta di specchio alle passioni dei protagonisti, in un'oscillare tra forza apollinea (rimarcata dai corpi possenti delle statue) e il desiderio apollineo. Chiamami col tuo nome è un film che merita di essere visto ma riuscirà a distaccarsi dalle etichette?