Emanuela Loi era forte, determinata e temeraria: così era definita dalle persone che la ricordavano e che ancor oggi la ricordano. Sono passati più di una venticinquina d'anni dal massacro di Capaci, ma suo racconto rimane indelebile: domenica 28 gennaio 2018 è approdato in televisione il racconto di Emanuela, poliziotta della scorta di Paolo Borsellino che morì per opera di Cosa Nostra quel terribile 19 luglio 1992. La Loi quel giorno divenne la prima donna poliziotto deceduta in servizio. Una storia trasmessa in prima serata sulla rete ammiraglia di Mediaset che comincia dall'esame orale per approdare nel commissariato di Greta Scarano, nel ruolo di personaggio principale.

La fiction dedicata ad Emanuela Loi conquista il pubblico

Sono stati davvero tanti i telespettatori (14% di share) che hanno visto Liberi e Sognatori, la fiction dedicata ad Emanuela Loi, prima donna delle forze dell'ordine ad essersi sacrificata per proteggere Paolo Borsellino. Nel corso della puntata erano in molti a condividere sui social post per ricordare questa forte e coraggiosa donna, che a poco più che vent'anni lascia la sua amata Sardegna per approdare nella polizia. Nella sua parte, una meravigliosa Greta Scarano che ha saputo ricordarla. Infatti, è stata l'attrice stessa a pubblicare un post sulla sua pagina Facebook con scritto "Grazie Manu".

Tutta la storia di Emanuela Loi

Emanuela Loi aveva solo 24 anni ed andava orgogliosa dell'uniforme che portava e che aveva raggiunto a pieni voti per approdare nell'ammaestramento di Trieste.

Dopo una breve sosta in Friuli, nel marzo 1990 le venne proposta un'altra meta con nuova mansione: guardiano nella Palermo del grande processo prima e del massacro poi. Non era tanto il rammarico, in tal caso. La distanza da casa e il terrore per un posto distrutto dagli atti criminosi misero a dura prova anche Emanuela, nonostante credesse in quella sua uniforme.

La sua missione, però, pareva rasserenarla. Confidò ad un suo conoscente che la sua vita non sarebbe messa a rischio, finché non l'avessero affidata a Paolo Borsellino. A pochi giorni di distanza dal quel 19 luglio arrivò l'annuncio che, forse, dentro di sé, si immaginava: dopo una breve vacanza in Sardegna, in effetti, la Loi fu affidata alla scorta di Borsellino, che decise di sdrammatizzarci sopra.

Chi dei due avrebbe dovuto fare da tutela all'altro? Erano trascorsi poco più di una cinquantina di giorni dal massacro di Capaci, l'angoscia si faceva sentire ed Emanuela era l'unica ragazza che faceva da "guardia del corpo" al magistrato. Quel giorno del 19 luglio 1992 Emanuela si era candidata per prendere parte per entrare a far parte della scorta del giudice. Il compagno la aspettava a Sestu, paese situato nell'entroterra di Cagliari, ormai assuefatto ad un rapporto a distanza tenuto in vita da conversazioni telefoniche.

Per i lavoratori meno anziani, era necessario lavorare la domenica per guadagnarsi il periodo feriale. Proprio quella terribile domenica pomeriggio, una Fiat 126 colma di cento chilogrammi di tritolo posteggiata in via D'Amelio esplose facendo morire Paolo Borsellino, Vincenzo Li Muli, Walter Eddi Cosina, Agostino Catalano e Claudio Trina. Ma tra quelli che rammentiamo tra i poliziotti di scorta del giudice, c'era anche lei: la coraggiosa Emanuela Loi.