Siamo nella Provincia di Trapani, nel Sud della Sicilia, precisamente nel territorio del Comune di Castelvetrano e qui si trova il più grande Parco Archeologico d'Europa, relativo all'antica città greca di Selinunte. Nelle vicinanze si trova una delle valli più tristemente famose della storia italiana, quella del Belice che nel lontano 1968 fu vittima di un gravissimo terremoto, con scosse di 6,4 di magnitudo, una scossa che fece in pochi seacondi 400 morti, 1000 feriti e 90.000 sfollati, dati che non sono certi.
Questo per dire che i templi greci di Selinunte si trovano in una zona particolarmente fragile e che devono essere seguiti con particolare attenzione e monitorati costantemente: selinunte deriva il suo nome dalla parola greca sèlinon, sedano (quello selvatico) che cresce spontaneamente in questa zona e che diventò il simbolo delle monete coniate qui.
La città greca prosperò fino ad uno scontro violento coi rivali Cartaginesi che la distrussero, poi col passare del tempo, le foci dei fiumi ormai abbandonate trasformarono l'area in zona malsana e tutto fu abbandonato. Ma quello che vediamo non è solo il risultato delle battaglie combattute in epoche antichissime, ma anche delle scosse e dei forte terremoti molto frequenti.
Il Parco, istituito nel 2013, ospita i resti di diversi templi (indicati con le lettere maiuscole dell'alfabeto), del centro abitato e di alcune necropoli: il più famoso è però il tempio E, detto Tempio di Hera, che ha potuto essere quasi completamente ricostruito e che attira la maggior parte dei turisti.
Ma qualcosa è successo in questi mesi: i geologi dell'Università di Camerino (Marche) stanno interessandosi alla zona del Parco servendosi dei più moderni mezzi tecnologici, precisamente con droni e telecamere, o meglio termocamere ad altissima sensibilità.
Così sono state notate delle anomalie termiche tra zona e zona che possono essere spiegate con strutture sepolte e mai venute alla luce, risalenti probabilmente a più di 2700 anni fa. Gli archeologi e i geologi sono davvero in fibrillazione e c'è già chi parla di una Pompei siciliana che potrebbe venire alla luce. Per ora, utilizzando le mappe costruite con gli ultimi sondaggi, sono venute alla luce tubature dell'antica città greca, case e soprattutto la più antica rappresentazione di Hecate, dio greco risalente però al periodo indoeuropeo, dio che governava i demoni malvagi, la luna, la notte.
Il mistero dell'Efebo
La statuetta alta 85 cm fu ritrovata per caso da un contadino alla fine dell'Ottocento, nel 1882 e fu acquistata dal Comune di Castelvetrano che la inviò al Museo Archeologico di Siracusa per i dovuti restauri in quanto era mutilato delle braccia, di parte del piede destro e di alcune dita della mano sinistra.
Ritornata al Comune, venne rubata nel 1962, da ladri che cercarono di venderla a privati e chiesero anche un riscatto allo stesso Comune. Fu ritrovatao nel 1968 a Foligno (Umbria) dopo uno scontro a fuoco coi ladri.
Secondo gli esperti, la statua risalirebbe al V secolo a.C., raffigura un adolescente nudo e per questo è stata chiamata Efebo. Il mistero che gli archeologi non sono mai riusciti a spiegare è quello relativo alla sua identità e le ipotesi si sono veramente sprecate: un dio, un contadino, un guerriero, niente (neanche qualche riferimento su scritti antichi) ha saputo svelare la sua misteriosa identità.
Il fantasma di Selinunte ovvero "la leggenda del Fantasma guerriero"
Una notte di qualche anno fa, qualcuno che passava per motivi imprecisati nelle vicinanze di uno templi di Selinunte, si bloccò improvvisamente perchè sentì un verso stranissimo, che lacerava il silenzio e la quiete della notte.
Mentre la pelle gli si accapponava, si mise a correre per raggiungere il paese vicino e raccontò trafelato di aver sentito un respiro forte e prolungato, non attribuibile certamente ad un essere umano. Nelle notti successive, molti si recarono ai templi e il verso si ripetè, e lo sentì pure il giornalista (un corrispondente locale) che scrisse poi l'articolo su "Il Giornale di Sicilia": il suono c'era, e per di più non si capiva da dove provenisse, dall'alto, dal basso, dalle colonne? L'articolo pubblicato uscì col titolo "Il fantasma del guerriero di Selinunte" e certo dava spazio all'immaginazione parlando di uno spirito errante e inquieto, quello di un combattente senza pace ucciso dai Cartaginesi nell'attacco alla città.
Ma tra coloro che in quelle notti ascoltarono il verso, c'era un esperto ornitologo che svelò il mistero che di misterioso aveva ben poco: si trattava di un barbagianni (in carne, piume e ossa) che lanciava il suo grido alle stelle.
Molta fu la delusione di chi sperava ci fosse qualcosa in più, forse davvero il pianto disperato per una morte precoce di un guerriero di 2700 anni fa.