Nel maggio 1940 l'Europa vive le sue ore più drammatiche. La Germania di Hitler sferra il suo attacco a sorpresa contro Belgio e Olanda, puntando l'esercito francese con una tale potenza da avvicinarsi a Parigi con inimmaginabile facilità. Per il Regno Unito è l'ora della verità.
Il contesto storico
La politica morbida di Neville Chamberlain nei confronti del regime tedesco viene accantonata e alla guida di un governo di coalizione viene chiamato Winston Churchill, storico oppositore di ogni linea di negoziazione con il capo del terzo Reich. Il rifiuto del nuovo governo di cercare una trattativa che salvaguardi l'indipendenza britannica condurrà Hitler ad avviare l'operazione Leone Marino, una drammatica offensiva aerea - passata alla storia come "Battaglia d'Inghilterra - che ha lo scopo di piegare la resistenza inglese.
L'obiettivo sarebbe però mancato, gli inglesi avrebbero resistito, costringendo Hitler a rivedere i suoi piani. Abbandonata l'idea di invadere Albione, l'esercito tedesco sarebbe stato dirottato contro l'Unione Sovietica, dando avvio all'operazione Barbarossa che, nonostante l'iniziale marcia trionfale, si sarebbe risolta in uno scacco tale da produrre un cambiamento negli equilibri della guerra ancor prima dell'entrata in guerra degli Stati Uniti.
Il film
L'opera di Joe Wright - candidata a cinque premi Oscar - ci racconta i drammatici giorni di maggio: la caduta di Chamberlain, l'arrivo al governo di #Churchill e la sua capacità di mobilitare le forze inglesi in funzione anti-tedesca, sconfiggendo ogni residuo tentativo di avviare una trattativa separata.
Come già successo alcuni anni fa con l'uscita di Lincoln - film di Spielberg - l'Ora più buia ha il merito di aprire uno squarcio su pochi, decisivi giorni di una biografia che si confronta con la grande storia. Entriamo nella stanza di Churchill, insieme alla sua nuova e timida segreteria - interpretata da Lily James-, avvicinandoci con lei all'umanità controversa di un uomo impegnato nella più grande sfida che il destino gli possa porre.
E ancora come successo con Daniel Day-Lewis in Lincoln, a tenerci incollati allo schermo è una magistrale interpretazione del protagonista - Gary #Oldman -, costantemente ripreso in primo piano, che conferisce al personaggio una visione a 360 gradi. Sono proprio le riprese ravvicinate, i dialoghi intensi a costituire la cifra stilistica del film che, principalmente, ci parla di uomini al confronto con la Storia, quella con la S maiuscola, costretti ad affrontare e superare i propri limiti.
Il film è sostanzialmente diviso in tre parti, intervallate dai due momenti in cui Churchill si reca in Parlamento. Il regista gioca con le simmetrie per richiamare la nostra attenzione: Churchill, in macchina, vede i londinesi muoversi al rallentatore. I due esiti sono diversi però: nel primo caso il suo obiettivo si allontana, il suo discorso alla Camera dei Rappresentanti non ottiene i risultati sperati. Nel secondo, dopo aver abbandonato la macchina e proseguito in metropolitana - mischiandosi con il popolo - si compie il salto di qualità: sull'orlo del baratro, Churchill trova le parole per riscaldare i cuori e attingere alle risorse morali del suo Paese.
Cosa c'è dall'altra parte della medaglia?
Forse una eccessiva mitizzazione di Churchill (di cui si dimenticano anche i tratti politicamente più cinici e conservatori) elevato a unico profeta in grado di cogliere l'arrivo della marea. Il momento più esplicito in tal senso appare la telefonata con Roosvelt, dipinto come un simpatico burlone sostanzialmente disinteressato alle sorti europee: ritratto che dimentica il contributo del presidente americano, impegnato ben prima di Pearl Harbor a spendere le sue energie per forzare i rigorosi termini isolazionisti della legislazione statunitense e favorire nei limiti del possibile lo sforzo bellico inglese.
Il rischio dell'apologia, insito in una biografia politica, non appare dunque del tutto evitato.
Per il resto, L'ora più buia appare un'opera che vale decisamente la pena vedere e seguire con meritata attenzione, riuscendo a equilibrare una trama per molti versi scontata con una sceneggiatura intelligente in grado di affogare la retorica in una arguta ironia, elevando i personaggi di contorno a figure idealtipiche e curando nei singoli dettagli la creazione di un protagonista particolarmente complesso.