Si lavora incessantemente al Dolby Theatre di Los Angeles per la novantesima edizione dei premi Oscar, la prima dopo il caso Weinstein, il produttore accusato di molestie da numerose attrici, che sicuramente sarà citato spesso nel corso della lunga diretta, condotta per il secondo anno di seguito da Jimmy Kimmel. Infatti, nella stagione della protesta sotto la bandiera di #MeToo e del movimento Time's Up, le donne saranno le vere protagoniste della cerimonia – numerose le dive invitate a partecipare: dalla 93enne Eve Marie Saint a Jane Fonda, da Jodie Foster a Nicole Kidman – esattamente come l’anno scorso lo fu il neoeletto presidente Donald Trump, almeno fino al momento della incredibile gaffe finale sul nome del film vincitore che oscurò il resto della serata.
Un anno di cambiamenti a Hollywood
Così, se l’Oscar del 2017 sarà ricordato per sempre a causa dell’errore nella proclamazione della migliore pellicola dell’anno, con un incredibile scambio delle buste che portò Warren Beatty e Faye Dunaway a far salire sul palco i produttori ed il cast di “La La Land”, trionfatore per due lunghissimi minuti al posto di “Moonlight”, l’edizione 2018 degli Academy Awards rischia di passare alla storia come la prima dopo gli scandali sessuali che hanno rivoluzionato Hollywood. Molto è cambiato: la casa di produzione di Harvey Weinstein, è ormai ad un passo dalla bancarotta, mentre numerosi registi, attori e uomini di Cinema al centro delle accuse sono stati ormai allontanati dai loro stessi colleghi.
Rischiano di passare in secondo piano i film in competizione, anche perché mai come quest’anno si tratta di titoli lontani dai gusti del grande pubblico, che hanno fatto registrare incassi totali al disotto della media.
I favoriti della vigilia
Inoltre la gara in molte categorie sembra essere scontata. A cominciare da quella per le migliori interpretazioni: i protagonisti Gary Oldman e Frances McDormand e i comprimari Sam Rockwell ed Allison Jenney hanno vinto tutti i principali premi precursori degli Oscar.
Molto difficilmente questi quattro veterani dalla lunga carriera saranno scalzati da altri. Inoltre, la statuetta per la regia è ormai nelle mani di Guillermo del Toro per “La forma dell’acqua”, l’opera con più candidature, ben 13. Analogamente molti altri trofei sembrano già assegnati da tempo: dal miglior lungometraggio animato, “Coco”, all’adattamento di James Ivory, unico riconoscimento previsto per “Chiamami con il tuo nome” di Luca Guadagnino.
Poche le categorie ancora incerte, come quella per la migliore sceneggiatura originale, in cui si contenderanno la vittoria tre film molto apprezzati come “Lady Bird”, “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” e “Get Out”. Ma ancora una volta sarà la battaglia principale, quella per il miglior film, a riservare le maggiori sorprese, anche per via del complicato sistema di voto preferenziale adottato, diverso da quello utilizzato per gli altri premi della cerimonia: fino all’ultimo non sapremo se il trionfatore della serata sarà il favorito “La forma dell’acqua”, l’acclamato “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (entrambi presentati alla Mostra di Venezia), oppure un outsider come “Get Out” o “Lady Bird”.