Cos'è un mostro? Nel film The shape of water, lungometraggio del regista messicano Guillermo del Toro (de Il labirinto del Fauno), decifrare e ripensare questo concetto è una questione centrale. La produzione, che ha vinto il Leone d'oro all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, è ora tra i preferiti agli Oscar di quest'anno, in 13 categorie tra cui Miglior film e regia. Qualcosa di particolarmente degno di nota se pensiamo che, in teoria, è un rappresentante del cinema horror, un genere considerato minore nella storia del premio - sono rari i titoli a concorrere come L'esorcista (1973) e Scappa-Get Out, anch'esso nella corsa per conquistare la statuetta quest'anno.
All'interno dell'universo dell'horror, The shape of water appartiene al sottogenere "monster movie", molto popolare ma alquanto sottovalutato. Negli Stati Uniti degli anni '60, durante i periodi della Guerra Fredda e di grandi turbolenze sociali, una misteriosa creatura - metà uomo e metà anfibio - viene ritirata dalle acque oceaniche e tenuta segreta in un laboratorio del governo degli Stati Uniti. E ha come cane da guardia l'agente Richard Tricklaand (lo straordinario Michael Shannon di Animali notturni), che lo vede come una minaccia, un essere che dovrebbe essere crudelmente sezionato e studiato perché rappresenta un "qualcosa" di sconosciuto e che deve cessare di esistere. Una mostruosità, quindi.
La forma dell'acqua - The shape of water: di cosa parla?
La bellissima sceneggiatura originale, scritta a quattro mani da Del Toro e Vanessa Taylor, sovverte un certo tipo di cinema, tra terrore e fantascienza, che nel dopoguerra di Hollywood è servito come metafora per parlare della paura e dei rischi posti dall'Unione Sovietica e dal regime comunista e dalla sessualità repressa nella società dell'epoca, come Il mostro della laguna nera (1954), con cui il film ha un chiaro dialogo intertestuale.
In The shape of water, tuttavia, questo gioco metaforico ottiene altri significati.
La creatura, interpretata da Doug Jones (di Il labirinto del fauno), ma anche altri personaggi importanti della trama, rappresentano forme di mostruosità, o meglio, di alterità, che in qualche modo sfidano lo Stato, responsabile per il monitorare e punire.
A cominciare dalla protagonista, Elisa Esposito (l'attrice britannica Sally Hawkins, di Blue Jasmine) una donna "muta" e solitaria che lavora come addetta alle pulizie nel laboratorio e si ritrova irresistibilmente attratta dal uomo-anfibio, la cui solitudine e l'incomunicabilità generano in lei un'empatia con cui si identifica e di cui finisce per innamorarsi. E fa si che lei non sia più sola, nella sua marginalità.
Il miglior amico di Elisa, il suo vicino Giles (Richard Jenkins di l'ospite inatteso), è un designer pubblicitario di mezza età, gay e solitario. Cerca di sopravvivere facendo lavori sparsi e sogna con l'amore come Elisa, mentre guarda musical in televisione - l'uso di una canzone di Carmen Miranda è uno dei punti salienti del film - e sente e suona musiche d'amore.
L'unica alleata della protagonista al lavoro è Zelda (Octavia Spencer, di The Help). Una donna di colore, intrappolata in un matrimonio senza dialogo e romanticismo, si ritiene intrappolata in una routine che odia, ma da cui non vede una via d'uscita.
C'è anche lo scienziato Robert Hefstetler (Michael Stuhlbarg di Chiamami col tuo nome), un uomo della scienza, incaricato di studiare la creatura, che ha un segreto: soffre di doppia identità, e che si mette in una posizione adiacente relativa allo status quo.
In un momento in cui il governo del presidente repubblicano Donald Trump conduce una crociata contro i "non americani" e minaccia di costruire un muro di confine tra gli Stati Uniti e il Messico, il paese natale di Del Toro, è inevitabile guardare The shape of water come una metafora sulla non appartenenza, l'esclusione sociale e l'emarginazione.
Il regista ci sfida a identificare i veri mostri. Se in Il labirinto del fauno, ha parlato del fascismo nella Spagna di Franco, qui l'esuberanza visiva è a servizio di un'altro bersaglio.
Onìrico, il film è uno spettacolo audiovisivo in cui la fotografia, direzione artistica, costumi, colonna sonora, suono e montaggio sono integrati in modo notevole per trasportare lo spettatore in un'altra dimensione, allo stesso tempo magica, qualcosa di surreale, e assurdamente familiare, perché parla di un mondo di quasi 60 anni fa, ma può anche essere quello di oggi. Sally Hawkins è sublime nel ruolo di Elisa, così come Jenkins e Octavia. I tre, meritatamente, sono nominati agli Oscar, lei come attrice protagonista e loro, nelle categorie dei migliori attori non protagonisti. Il film uscirà nelle sale italiane il 14 febbraio.