Sono passati cinquantuno anni dalla morte di Luigi Tenco, il cantautore che aveva anticipato talmente tanto i tempi da non essere del tutto compreso se non successivamente alla sua tragica scomparsa, avvenuta durante lo svolgimento del Festival di Sanremo del 1967. Ma non è ancora sulla sua morte che si vuole indagare quanto sulla sua figura carismatica e unica. Talmente tanto innovatore da essere precursore di quella stagione, che comunemente viene indicata con il termine di ’68 perché prese il via in quell’anno, da essere ancora oggi d’attualità ed esempio per chi ama la musica.

Non solo per chi la suona, ma anche per chi semplicemente la ascolta e ne trae delle emozioni. Tenco che gli eredi, spesso in contrasto con tutti coloro che hanno voluto ricordare solo la dinamica della morte del loro congiunto, hanno voluto celebrare con una lettera aperta ed indirizzata ai fan di Luigi in attesa di celebrare gli ottant’anni dalla sua nascita. Data che cadrà il prossimo 21 marzo.

Non Sanremo 1967, ma Cassine 1938

Proprio questo traguardo, lasciato alle spalle quello luttuoso del cinquantenario della morte al Festival dei fiori, è quello più gradito ai nipoti di Tenco e anche a tutti gli appassionati di un grandissimo talento. Un talento musicale come pochi, la sua prima maestra di musica ammise di non avergli più nulla da insegnare quando era ancora adolescente, e una voce che incarnava alla perfezione lo spirito del ‘bel tenebroso’ alla James Dean.

Idolo dei teenager al quale lo stesso Tenco in gioventù si ispirava. Un po’ come tutti i suoi coetanei dell’epoca. Ma questo è solo il profilo superficiale di un ragazzo che, al contrario di quanto è stato detto e scritto in seguito, era allegro e si divertiva a fare scherzi o raccontare barzellette. Per troppo tempo, Luigi Tenco è stato dipinto probabilmente nel modo sbagliato e adesso, che si avvicina la ricorrenza più sentita dalla famiglia, c’è la voglia di ricordarlo per quello che effettivamente era.

Un giovane uomo che amava la vita e odiava scendere compromessi. Un idealista a tutto tondo.

Una memoria che non deve cadere nell'oblio

Ciò accadrà attraverso diverse ricorrenze e manifestazioni, fra le quali l’ormai immancabile Premio Tenco che tutti gli anni si svolge a Sanremo, ma anche con altre iniziative che i fan dell’artista piemontese trapiantato in Liguria vorranno dedicargli.

Tutte accolte con grande entusiasmo dalla famiglia del cantautore, perché ricordarlo in questo modo significa tributargli il giusto riconoscimento. Quello alla sua arte e alla sua poesia messa in musica. Perché Tenco scrisse e musicò versi che sono rimasti nel cuore e nella memoria di chi l’ha apprezzato e amato. Il Tenco dall’animo sensibile che emerge in canzoni come Vedrai Vedrai, quello che rifiuta gli stereotipi della società di E se ci diranno e l’uomo tormentato di Mi sono innamorato di te. In buona sostanza un crogiolo di sentimenti che fanno parte in modo più o meno acuto di tutti noi.

Una memoria che probabilmente i meno giovani vedono sbiadirsi e rischiano di perdere e che gli ottant’anni dalla sua nascita potrebbero contribuire a rinfrescare. Conoscere Tenco e le sue canzoni è un modo per non disperdere un patrimonio che non deve andare dimenticato, perché è parte delle fondamenta della musica italiana.