"Lady Bird", film di Greta Gerwig, il primo marzo 2018 è uscito in tutte le sale cinematografiche. La protagonista è Saoirse Ronan, con quel volto imbronciato e dolce quanto basta per potersi immedesimare nell'insoddisfazione latente che un po' tutti noi portiamo dentro.
Ma veniamo alla vicenda, che è un po' la storia di tutti noi. Tralasciando che il lungometraggio è stato candidato a 5 premi Oscar (senza però vincerne nessuno), puntiamo sul fatto che si tratta di un film al femminile (protagonista, regista e varie attrici) che narra la vita di un'adolescente e della sua crescita che passa - come avviene di consueto -dallo scontro/incontro con la madre, dai suoi apporti amicali e da quelli affettivi.
Maschere e vita da liceale
Un film che parla delle maschere indossate per proteggersi dalla società, di diseguaglianze fra ricchi e poveri, e della voglia di emanciparsi da quello che gli altri si aspettano da noi. In una perenne dicotomia fra ciò che è giusto ed etico, e fra ciò che è popolare, la protagonista, Christine (chiamata proprio Lady Bird) ha un carattere forte, critico, senza mai scadere in una ribellione adolescenziale già scritta e già vista. Il suo rapporto con la madre, lavoratrice e determinata, è di dialogo, ma sempre determinato da un relativismo critico, tipico dei genitori che vogliono proiettare le loro aspirazioni sui figli, mantenendo quel sottile filo rosso che si dipinge a volte come cordone ombelicale, e a volte come cappio.
Lo stesso rapporto conflittuale la giovane lo vive con la Chiesa e la religione (che si annusa e respira nella sua città, vedi la scena sull'aborto). Irriverente? Dispettoso? O forse solo un rapporto che vuole testare i propri confini e i propri limiti di essere finito? Anche qui troviamo una dicotomia: infinito/finito, trascendenza/finitezza e così via.
In un perenne circo di emozioni e di razionalità.
In questo film corale di donne, gli uomini che destino hanno? Sembrano cordiali e carini (quasi mainstream), ma senza volontà di potenza (per dirla come Nietzsche): ci sono, ma sono comparse nelle loro stesse vite.
In questo contesto, la protagonista si erge nella sua ribellione etica.
Non c'è bisogno di alcool e vetrine rotte per ribellarsi. C'è bisogno di menti pensanti che non si piegano al senso comune, e che mantengono le loro convinzioni e la forza di portare se stessi davanti a questo mondo; nemmeno gridando, magari alzando anche solo la mano, ma continuando fino in fondo a credere in se stessi e nelle proprie idee. Per fare una meraviglia della propria vita. Grazie "Lady Bird", perché così ci ricordi che anche noi possiamo fare lo stesso.