L'attivista Messicana Maria Guadalupe Hernandez Flores è stata brutalmente torturata e poi uccisa. Un altro caso di discriminazione dopo quello tristemente famoso della Franco. L'attivista era scomparsa l'11 marzo ma solamente dopo 9 giorni è stato ritrovato il suo cadavere. Maria Flores era da anni impegnata contro le discriminazioni delle persone Lgbt ed era impegnata socialmente contro ogni tipo di violenza verso le persone così dette in stato di fragilità o marginalità. Questo è un attacco al movimento femminista sudamericano che in questi ultimi anni ha fatto sentire la voce in modo più pressante.

Ritrovamento e segni di tortura

Il cadavere è stato rinvenuto nel comune di Coroneo e aveva evidenti segni di maltrattamenti e torture fisiche. Gli amici ricordano di averla vista proprio il giorno stesso della scomparsa quando era in procinto di fare un viaggio ed attendeva il pullman. La scomparsa aveva creato timore e molti sono stati gli appelli sui social per poterla ritrovare sana e salva. Preoccupazione destata anche dal fatto che proprio a pochi giorni dalla scomparsa sia stata rinvenuta la sua macchina crivellata da colpi di arma da fuoco. Vista la notorietà scomoda della donna si è pensato immediatamente al peggio. Il corpo è stato rinvenuto da una coppia che tranquillamente passeggiava con il proprio cane che, rovistando a terra, ha fatto emergere i resti della Flores.

La coppia sconvolta ha immediatamente chiamato la polizia locale. Il corpo era talmente deturpato che nemmeno la coppia e neanche la polizia avevano riconosciuto in quei resti la coraggiosa donna leader di tante battaglie.

La famiglia

La famiglia è stata chiamata al riconoscimento dalla polizia locale, dato che avevano sporto denuncia le settimane precedenti.

Purtroppo hanno identificato immediatamente la loro figlia. La polizia non ha lasciato dichiarazioni in merito. Il caso resta ad oggi irrisolto, proprio come quello della Franco. Un infausto destino infatti le tiene unite. In quel caso i morti furono due e ci fu anche un ferito.

Indignazione degli attivisti e del collettivo 'Non una di meno'

Rimane il rancore e la rabbia non solo della famiglia ma anche delle persone che hanno combattuto per anni al suo fianco e di tutte le associazioni e organizzazioni femministe e lesbiche. Gli omicidi delle due donne, irrisolti entrambi, gettano una luce oscura sui movimenti omofobi e conservatori che stanno tornando alla ribalta negli ultimi mesi. L'allarme non è solo relegato al Sud America ma deve essere estesa una riflessione condivisa in tutto il mondo sulle politiche sociali e di inclusione degli ultimi anni.