Quando nel 2003 uno sconosciuto acquirente si aggiudicò all’asta “La discesa di Cristo al Limbo”, l’unica opera di Andrea Mantegna ancora in mani private, nessuno immaginava che quella tempera su tavola nascondesse un segreto. Eppure all’epoca tutti parlarono della vendita di quel dipinto, per la cifra record di 25,5 milioni di dollari, 27 considerando anche le commissioni per Sotheby’s, che ne aveva curato la vendita. Il quadro, probabilmente realizzato per i Gonzaga di Mantova, grandi protettori di Mantegna, aveva fatto parte della raccolta della grande collezionista e mecenate di origine polacca Barbara Piasecka Johnson, vedova di uno dei proprietari della multinazionale Johnson&Johnson, che lo aveva acquistato nel 1988.
Il frammento nascosto a Bergamo
Quello che nessuno si aspettava è che questa raffigurazione di un episodio poco rappresentato – Cristo che scende nel Limbo per liberare le anime dei Giusti – fosse in realtà una parte di una tavola più grande. La notizia straordinaria è che l’altro frammento di questo capolavoro è stato conservato per anni dei depositi dell’Accademia Carrara di Bergamo e considerato come una semplice copia di un dipinto del Maestro del rinascimento, un’opera di bottega dallo scarso valore, tanto da essere assicurata per la modesta cifra di 30 mila euro e non rientrare mai tra quelle esposte al pubblico. La tavola ha come soggetto la resurrezione di Cristo e fa parte delle collezioni del museo sin dal 1866.
Per gli esperti in realtà potrebbe avere una quotazione di quasi 30 milioni di dollari: adesso sarà sottoposta ad un restauro accurato per riportarla all’antico splendore.
Il puzzle ricomposto grazie alla croce
L’eccezionale scoperta è stata effettuata durante i lavori di ricerca che hanno preceduto la pubblicazione del catalogo della raccolta di Bergamo, curato dallo storico dell’arte Giovanni Valagussa.
Subito lo studioso ha notato l’alto valore della pittura; ma la prova che ha portato a risolvere il mistero è in un dettaglio della tavola, apparentemente insignificante. Si tratta di una piccola croce nell’estremità inferiore della composizione, che ha fatto intuire l’esistenza di una parte mancante. Confrontando le varie opere di Mantegna gli esperti sono arrivati a ricomporre il puzzle: la croce altro non è che la continuazione di un particolare del celebre dipinto del 1942.
Anche la disposizione delle rocce che formano la grotta del capolavoro battuto all’asta nel 2003, combacia perfettamente. Questo ha fatto affermare a molti storici dell’arte, tra cui Keith Christiansen, considerato il più importante conoscitore dell'artista, che si tratta di un’unica composizione, con due episodi della vita di Cristo, successivamente divisa in due parti. Per uno strano destino, quella inferiore è sempre stata sotto i riflettori, mentre quella superiore è rimasta per anni negli archivi del museo bergamasco: magari in futuro potrebbero finalmente ritrovarsi, per essere esposte insieme.