Raccontare Giovanni Verga attraverso i sentimenti è il cuore del seminario che avrà luogo l’11 maggio alle 12.00 presso l’Università La Sapienza di Roma. La conferenza voluta dalla Professoressa Maria Antonietta Coccanari De' Fornari della Facoltà di Medicina e Odontoiatria propone la scelta del regista Lorenzo Muscoso di voler trattare l’argomento secondo dimensioni psicologiche dei personaggi delle novelle, dalla loro condizione esistenziale ai moti che determinano azioni e conseguenze. Un’idea ritenuta dalla docente interessante perché la si può identificare nel quadro clinico della psichiatria applicata poiché le dimensioni, oggi, rappresentano un terreno privilegiato per la comprensione del paziente che trascende dalla rigidità delle etichette diagnostiche incasellate nella nosografia.
L’interesse è anche quello di evidenziare come l’approfondimento di certi aspetti della letteratura possono essere utili allo studio nell’ambito dell’impiego dell’ Arteterapia come mezzo per la Riabilitazione mentale.
Il Paradigma delle Emozioni
L’autore Muscoso afferma che l’analisi dell'universo letterario dello scrittore verista mediante le emotività, rappresenta uno dei paradigmi che meglio evidenziano certe aspetti dell’essere umano. Una visione antropologica della Sicilia che soffre nelle tradizioni arcaiche, sottomessa a dinastie, risvegliata dietro il falso mito della libertà rivendica arditamente avere e diritti. Rettitudine e giustizia si animano all’unisono in una macchia abnorme caratterizzata tra stracci variopinti attraversati da punti funesti che si muovono in mezzo folla.
Un principio disorganizzato, pericoloso, osservato con cura nel timore di perderne il controllo.
Bronte, all’enunciazione di una unità nazionale, tumulti si manifestano nell’odio e nella furia devastante del latifondista. Miraggio, sconfitto dal tricolore che trascina tra tutti anche infermo di mente definito da Alberto Moravia 'simbolo vivente' dell’irrazionalità della moltitudine colpevole solo di una malaugurante cantilena.
Gelosie, Eros, Vendette nel Destrado esistenziale
E poi, I Malavoglia, famiglia intesa come nucleo produttivo, catena di montaggio necessaria alla sopravvivenza, solenne negli affetti e nell’onore, soffre nel dramma con assoluta dignità. La Lupa, l’Eros, la donna siciliana, in bilico tra moralità religiosa e desiderio di sconfinare, assorbita dall’ambiente, sopravvive inquieta, errante, talvolta forte nell’indolenza, altre volte, spaurita nell’intimità dei sensi, frantuma il proprio disagio nel destrado fisico e psicologico.
Jeli il pastore, L’autocoscienza, lo svelamento di una identità, il significato della comprensione che si accende nel dramma e ne crea la forma, quel vivere pirandelliano che inizia a parlare perché alimentato da una proiezione emotiva. Infine, la tragedia inevitabile e necessaria per ristabilire l’ordine delle cose, per riportare quell’equilibrio pacifico e di inganno di oggettività esistenziale. Energie che trovano simile espressione in quella compattezza della sciagura attica intesa da Nietzsche, divenendo anch’esse forme supreme d’arte destinate al tempo. Un incontro che indaga su estremi comportamentali, creazioni segrete e profondamente che covano dentro l’individuo, divenendo ferite non più rimarginabili che destinano all’alienazione e follia.