E se fosse la Dea della bellezza di Doidalsas? Afrodite per i greci e Venere per i romani con declinazione in Venus nei tempi moderni, dove tutto passa sotto il "filtro" della lingua inglese, è simbolo di bellezza eterna con personaggi televisivi, romanzi e saggi a delinearne i contorni, ma anche cosmetici e prodotti pensati per soddisfare la vanità, riportano appunto a questa icona. La testa di marmo ritrovata nel parco archeologico di Ostia Antica durante le opere di manutenzione ordinaria è ancora ricoperta da un alone di mistero in quanto l'ipotesi, seppure affascinante, è ancora priva di fondamento scientifico ed anzi si apre un ventaglio di opzioni in tal senso con la possibilità che possa appartenere ad una musa.

La bellezza è e dev'essere circondata da un'aurea misteriosa per aumentarne l'eco e continuare ad idealizzare quei miti che proprio sulla bellezza poggiano le basi più solide per ridere in faccia allo scorrere dei secoli.

La suggestione ellenica

Doidalsas è uno scultore greco vissuto nel III secolo a.C. ed ha creato un vero stile che trova nei capelli un tratto distintivo. Proprio dall'acconciatura si sarebbe risaliti alla mano dell'artista, oppure ad una copia romana ispirata alle sue opere. Queste sono le suggestioni emerse da una prima analisi delle archeologhe Mariarosaria Barbera e Cinzia Morelli. I tempi sono ancora però acerbi per escludere anche altre opzioni. Doidalsas visse e si fece conoscere a Nicomedia, la moderna città turca di Izmit e dal suo talento presero forma due sculture che hanno consegnato il suo nome ai posteri come lo Zeus Stratios, opera in bronzo che venne ripresa anche sulle monete al tempo di Filippo IV, re di Macedonia e padre di Alessandro Magno.

L'altra immagine è rappresentata dalla Venere esposta al Louvre, casualmente senza testa e che è una riproduzione della bronzea opera di Doidalsas.

Difficile pensare ad un falso...

Ogni rinvenimento archeologico, dal 1984 in poi mette in allarme gli archeologi e gli esperti per quella trovata goliardica andata in scena a Livorno dove emersero le famose teste false di Modigliani.

Tre studenti ed un artista alle prime armi architettarono lo scherzo che fece il giro del mondo e che in quell'Estate si ritrovò a fare i conti con l'ironia tutta toscana dei quattro giovani. In questo caso sembra davvero difficile pensare ad un falso perché la testa di marmo appare, ad una prima analisi, molto antica e dunque se non dovesse appartenere al "catalogo" di Doidalsas potrebbe comunque essere un reperto di una certa rilevanza storica in quanto proveniente dalla Roma imperiale.