Non smettono di stupire gli scavi archeologici di Pompei. Questa volta ad essere riportato alla luce è stato uno scheletro, sepolto da polveri vulcaniche e un grande masso. Il fuggitivo, forse uno degli ultimi a morire, è stato individuato come un uomo sui 35 anni, con un'evidente menomazione alla gamba.
Gli studi sulla vittima
Il direttore del Parco Archeologico, Massimo Osanna, ha descritto la scoperta come “drammatica ed eccezionale”. I nuovi scavi hanno non solo restituito una nuova meraviglia archeologica, ma anche la storia di uno degli ultimi uomini a morire, colpito in pieno dalla furia del Vesuvio.
Il trentacinquenne, affetto da una menomazione, davanti alla tragedia che si stava consumando, prima ha desistito, probabilmente per via della sua malattia. Solo in una fase successiva ha deciso di darsi alla fuga, rallentata proprio dal suo problema e finita in tragedia.
L'antropologa Valeria Amoretti ha infatti fatto notare come la tibia presenti ancora tracce di infezione ossea. Questa non provocava solo problemi e rallentamenti nella motricità, ma anche forti dolori articolari. La malattia ha, dunque, inciso sulla sua salvezza, poiché sembra che quando decise di scappare, combattendo contro la sua malformazione e il dolore a essa connessa, le cose stavano già volgendo al peggio.
Dai calchi effettuati sul corpo, infatti, pare che l'uomo sia stato preso in pieno dalla nube piroclastica incandescente, al cui interno viaggiava un enorme masso di circa trecento chili.
E' stato proprio questo a causare la morte dell'uomo. Il trentacinquenne, voltatosi a guardare la nube che oramai lo avvolgeva, è stato investito dall'enorme pietra che sembra avergli staccato di netto la testa e che ora nasconde il cranio, le spalle e la parte superiore del suo petto.
Lo scheletro ultimo fra gli ultimi
Trovato nella nuova zona di scavi, la Regio V, fra il Vicolo dei Balconi e le Nozze d'Argento, il trentacinquenne è solo l'ultimo dei ritrovamenti archeologici di spicco di Pompei.
Nello scorso mese, infatti, fu ritrovato già il corpo di un bambino presso le Terme Centrali, in una delle zone già scavate nell'800.
Il Parco Archeologico, comunque, dimostra ancora quante meraviglie e quante storie vennero sepolte dalla furia del Vesuvio, poco meno di duemila anni fa.
Ancora Osanna sottolinea come questa sia “una scoperta che aggiungerà un nuovo importante tassello alla storia di Pompei”.