Aperta fino al 25 novembre 2018 la sedicesima mostra internazionale di Architettura di Venezia dal titolo Freespace, presieduta da Paolo Baratta. Occasione unica per poter visionare il cambiamento e l'evoluzione degli spazi funzionali moderni che caratterizzano le città e le strutture abitative. Unica al mondo, che riunisce anche uno spazio per la Santa Sede, dopo la storica partecipazione alla Fiera Mondiale Espositiva Expo 2015 a Milano, quest'anno si presenta con le sue Vatican Chapel presso gli spazi dell'Isola di San Giorgio Maggiore.

Imponente la partecipazione, con 71 progetti e due sezioni speciali, una orientata sulla lettura storica di progetti del passato; l'altra interconnessa con lo sviluppo dell'insegnamento.

Una mostra incentrata sulla valorizzazione stessa di Venezia, con i suoi simboli storici come le Corderie, le Artiglierie e il Padiglione Centrale. Antigua e Barbuda, Arabia Saudita, Guatemala, Libano e Pakistan entrano per la prima volta nei padiglioni della biennale, oltre alla nuova presenza internazionale del Perù e delle sue suggestioni da Lima. L'insieme di istallazioni visive, sonore, tattili e olfattive cerca di legare una connessione anche ai non addetti ai lavori. Interessante il lavoro del padiglione cinese, che racconta la salvaguardia dei tradizionali villaggi dalla crescita urbana, sopra tutti Hangzou.

L'Italia presente con 4 progetti diversamente famosi

Molti personaggi - chiamati anche archistar- sono stati ispiratori e rappresentanti della costruzione di edifici simbolo italiani.

Li ritroviamo in questa Mostra, dove ci sono ampliamenti progettati con il filo di cotone, progettazione italiana, una nuova concezione del quartiere Corviale a Roma attraverso l'architetto che si muove tra gli spazi pubblici e sul contesto. Presso il padiglione Centrale ai Giardini si trova la rivisitazione di artisti non proprio conosciutissimi - Luigi Caccia Dominioni e Maria Giuseppina Grasso Cannizzo - con un video delle migliori opere realizzate nel tempo.

Il cantiere aperto della Biennale

Gli spazi sono lasciati intenzionalmente liberi, i lavori edilizi svolti aiutano il visitatore tra nuove connessioni e cercano di legare con la visione d'insieme delle due curatrici, che hanno come obiettivo la fusione eterogenea di tutti i progetti presenti, oltre ad una modifica degli spazi storici che mettano alla luce caratteristiche inedite di Venezia.