Fabrizio Romagnoli è un attore, autore, regista teatrale, insegnante di recitazione e interpretazione canora e scrittura drammaturgica. Nel corso della sua carriera ha preso parte a fiction, Cinema e pubblicità, senza dimenticare l'approdo sui palcoscenici della scena nazionale e internazionale.
Il suo debutto come attore avviene ne "La Piccola Bottega degli Orrori" prodotto dalla Compagnia della Rancia, quindi viene confermato dagli stessi produttori anche per "A Chorus Line", "Cabaret", "Arlecchino servitore di due padroni", "Dolci vizi al Foro", "West Side Story" e soprattutto "Grease".
Per quanto concerne il cinema, ha lavorato ne "Il Generale Dalla Chiesa" di Giorgio Capitani, nelle due pellicole "Giorgione Da Castel Franco - Sulle tracce del genio" e "Il segreto di Italia" firmate da Antonello Belluco, mentre è stato diretto da Neri Parenti in "Ma tu di che segno 6?".
Diverse sono anche le sue apparizioni in televisione, tra le quali ricordiamo le serie televisie "Agrodolce", "Tutti per Bruno", "Un medico in Famiglia 10" e "Un Posto al Sole".
Fabrizio Romagnoli ci ha rilasciato un'intervista esclusiva nella quale ci ha parlato di sé, di com'è nata la sua grande passione per il mondo della recitazione, dando preziosi consigli ai giovani che vogliono intraprendere questa strada e anticipando alcuni dei suoi prossimi impegni professionali.
Intervista a Fabrizio Romagnoli
Attore, regista teatrale e insegnante di recitazione: quando è nata la tua passione per questo mondo?
La mia passione per il mondo della recitazione è nata esattamente nel 1988. Frequentavo già per curiosità una scuola privata dove studiavo recitazione, canto e danza, ma la vera passione nacque all'interno del Teatro Vaccaj di Tolentino (MC).
Mentre frequentavo l'ultimo anno di superiori, già lavoravo in teatro, ero un po' un tuttofare, un "factotum", volevo assolutamente imparare il mestiere. All'epoca, al Teatro Vaccaj, venivano le grandi compagnie di giro, Lavia-Guerritore, Mauri-Sturno... Guardando loro recitare, nacque in me la grande passione per la recitazione: un mondo meraviglioso!
C'è stato un evento particolare che ti ha fatto comprendere che sarebbe stata proprio questa la strada da intraprendere?
Sì! Innanzitutto, l'odore delle tavole del palcoscenico e il bellissimo suono del silenzio che c'è quando si è in un teatro vuoto mi hanno immediatamente rapito l'anima, la mente, il corpo: volevo sempre essere là... tante relazioni sono finite proprio per questo motivo: alla domanda "o me o il teatro", la risposta è sempre stata il teatro! E poi una sera, già lavoravo come attore, cantante e ballerino professionista, durante la tournée del musical "A Chorus Line", mentre stavo recitando il personaggio di Paul, monologo di circa 10 minuti, solo in scena e con un faro puntato in faccia, sentii una fortissima voce dentro di me e fui perfettamente convinto che fare l'attore sarebbe stata la mia strada, il mio futuro.
Non nego che ne ho dovuto passare tante e di tutti i generi, ma rifarei tutto da capo. Sono felice di dire che ho avuto la fortuna di aver mangiato per trent'anni facendo solo questo mestiere.
Se ti dico "attore", cosa mi rispondi d'istinto?
Amore, sofferenza, lotta, solitudine, gioia, passione, dipendenza: queste sono le parole che mi vengono di getto, senza pensarci, in quest'ordine. Sai, quasi tutti pensano che sia un mestiere facile, luci e lustrini, teatri, cinema e televisione... È dura, molto dura. È un mestiere che o lo si vuole fare veramente, o si è solo delle meteore frustrate, soprattutto i raccomandati, e ce ne sono milioni ovunque!
Il teatro rappresenta ancora una sorta di "palestra" per giovani talenti, oppure oggi conta solo la legge del business?
La mitica, benedetta e formativa gavetta non esiste più! Quasi tutti vogliono fare questo mestiere, anzi, il cinema e soprattutto la televisione perché vogliono diventare popolari, famosi. Il teatro che rappresentava l'inizio, la gavetta, la formazione, lo studio, il rapporto diretto con il pubblico e soprattutto il poter lavorare con gente più brava di te, maestri da cui imparare, apprendere, essendo appunto quello dell'attore un mestiere... bene, non esiste quasi più nulla di tutto ciò! Il teatro non paga, non si riesce a vivere facendo teatro. Prima sì, si poteva vivere facendo solo teatro. Ora bisogna saper fare un po' di tutto o non si riesce a vivere. Fra un film e l'altro passano mesi, anni...
ora bisogna saper cantare, ballare, scrivere e insegnare. Bisogna saper fare il mestiere a 360° e bisogna saper farlo bene, certamente, a volte, una disciplina potrà venir meglio dell'altra, ma resta il fatto che bisogna saper fare tutto, oppure sei raccomandato e ti sostiene la famiglia, niente di male, ci mancherebbe, ognuno fa quello che vuole a questo mondo.
Sempre a proposito di giovani, cosa consigli a tutti i ragazzi che vogliono provare ad affermarsi come attori?
Di studiare! Tanto ma proprio tanto e di non credere mai a quello che dice la gente, ma solo di inseguire il proprio sogno. Sicuramente fare questo mestiere in Italia è più difficile che in altre parti del mondo, ma se si ha un'ottima formazione vale la pena provarci qua.
Io ho lavorato molto all'estero, recitando e cantando sia in inglese che in tedesco, ma devo ammettere che recitare o cantare nella propria lingua è tutta un'altra cosa.
In carriera ti sei ispirato o ti ispiri ancora a qualche grande artista in particolare?
No, in particolare no. Mi ispiro a tutti e a nessuno, dai grandi attori americani e inglesi ascoltati in lingua originale, alla gente che incontro per strada tutti i giorni. In fondo, che cosa c'è di più grottesco e recitato della vita stessa? A volte si vivono delle cose che solo al raccontarle la gente non ci crede e le reputa storie finte o inventate dall'esagerato di turno. Se un attore sapesse recitare ripetendo perfettamente tutto quello che fa nella vita di tutti i giorni, sarebbe un genio assoluto!
Fra i tanti progetti a cui hai preso parte, ce n'è uno nello specifico a cui sei più affezionato?
Posso dire che ho amato quasi tutti i progetti cui ho preso parte, sarebbe più facile dire quei pochi che non ho amato, ma che ho comunque fatto per vivere. Se ne devo isolare uno, direi il musical "Cats", in Germania, in lingua tedesca, la versione originale dove tutti cantano, ballano e recitano, sono stato uno dei protagonisti per più di 800 repliche. Io definisco quell'esperienza la più grande della mia vita, una scuola infinita giorno dopo giorno.
Coltivi altri interessi, altre passioni, oltre la recitazione?
Adoro questa domanda! Ho tantissime passioni, dal nuoto al pattinaggio, dall'equitazione al tennis, dalla lettura alla pittura...
ma quando potrò farle? Da anziano, forse? Ho sempre lavorato, fatto pochissime vacanze e spesso quando faccio questi sport li faccio per lavoro! L'unico sport per cui mi ritaglio il tempo è la palestra, il fitness, per il resto lavoro e basta. Scrivo molto, ho pubblicato tre libri e li ho scritti io. Insegno ovunque mi chiamino in Italia. Recito quando mi vogliono. Metto in scena spettacoli come regista. Queste sono le mie vere passioni.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? In quale veste ti vedremo?
Prossimamente nel film del regista e autore Antonello Belluco, dal titolo "On My Shoulder" (Sulle mie spalle). L'abbiamo girato in inglese, interpreto il ruolo di un prete e sono stato l'acting coach per gli altri attori del cast.
A breve dovrebbe partire un film che mi vede protagonista, ma finché non si firma il contratto non si può dire niente, anche per non fare figuracce, qualora il progetto saltasse... speriamo di no, ovvio! Riprenderò i miei workshop di recitazione e di interpretazione canora in giro per l'Italia. Il prossimo anno mi cimenterò per la prima volta nella regia di un'opera lirica ma non posso dire di più. Non mi posso lamentare, ma sono sempre in continua ricerca perché... non so se sai cosa si dice del nostro lavoro? Che il vero lavoro è quello di cercare lavoro!