Sulla mia pelle è il racconto della toccante vicenda degli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi, dall'arresto fino alla morte per pestaggio e incuria. Il film è stato diretto da Alessio Cremonini e interpretato da Alessandro Borghi e Jasmine Trinca.

Il film 'Sulla mia pelle'

Quella di Cucchi è una storia che ha avuto una grande esposizione mediatica e che il regista Alessio Cremonini, senza alcuna pretesa, è riuscito a toccare profondamente il pubblico fino a togliere il fiato. Come dichiarato dal regista, il film nasce da un'idea ben precisa: quella di sottrarre Stefano dalla drammaticità delle immagini che vengono mostrate.

Nessuno probabilmente conosce i fatti accaduti durante i sette giorni in carcere, e il regista cerca di colmare proprio questo vuoto. Il film preme sulla nostra coscienza. Mette tutti noi di fronte alle nostre responsabilità. Ad uccidere Cucchi non sono state solo le percosse o la crudeltà di chi l'ha colpito senza pietà, ma la mancanza di volontà di chi avrebbe potuto aiutarlo ma che ha preferito rimanere in una posizione confortevole.

Alessandro Borghi è stato, per questo film, l'interprete perfetto, abbandonando sé stesso per incarnare la fragilità del protagonista. Le riprese sono durate due mesi, durante i quali Borghi si è immerso completamente nella storia arrivando a perdere 18 chili.

Anche la fidanzata, Roberta Pitrone, in un'intervista, racconta del periodo destinato alle riprese definendolo come un periodo difficile e di assoluta concentrazione, spiegando della prova di resistenza fisica e emotiva cui Borghi si è sottoposto.

I fatti

E' una storia di un caso di cronaca nera, quella del trentenne Stefano Cucchi, iniziata il 22 ottobre del 2009 a Roma.

Stefano viene arrestato il 15 ottobre del 2009 con l'accusa di detenzione e spaccio dopo avergli trovato in possesso di 12 confezioni di hashish. Morì poi a seguito di percosse ricevute nel carcere di Regina Coeli, durante la custodia cautelare. Il caso ha dato via a un caso di cronaca giudiziaria che ha coinvolto alcuni agenti di polizia penitenziaria.

Dopo la morte di Stefano, il personale carcerario nega di aver esercitato violenza sul giovane, e ci sono voluti 8 anni affinché la procura di Roma accusasse a vario titolo i 5 carabinieri imputati. Durante quegli anni la famiglia pubblicò alcune foto del giovane nelle quali era ben visibili i vari traumi da violente percosse e un evidente stato di denutrizione. Al momento del decesso il giovane trentenne pesava solamente 37 chilogrammi. Insomma, il film ci permette di riflettere sui tanti casi di omertà, dei tanti casi di violenza e di complicità e nell'indifferenza di chi ha preferito tacere.