E' il Rap femminile in Italia – un tema più che mai caldo in questo periodo, in cui finalmente sembra che uno spiraglio per le donne, in una scena rap da sempre appannaggio esclusivo, o quasi, del genere maschile, si stia finalmente aprendo – l'argomento alla base della diatriba che in questi giorni sta coinvolgendo Ghemon e Drefgold, una discussione rilanciata poche ore fa anche da un post di Sto Magazine, ormai uno di principali punti di riferimento del rap italiano on line, che ha sostanzialmente aperto il dibattito nel rap web italiano.

Drefogld: le donne poco credibili e i rapper 'babbi' che si vestivano larghi

Qualche giorno fa, nell'ambito di un'intervista concessa dal pupillo di Sfera Ebbasta ai microfoni di Noisey, il cantante è stato interpellato relativamente all'attuale situazione del rap femminile in Italia, questa la sua risposta: "In Italia il rap femminile non è ancora fatto bene, secondo me. Credo che sarà necessario ancora un po' di tempo, pure con il rap maschile è servito far passare un sacco di tempo prima che i rapper italiani smettessero di sembrare dei b***i, con i vestiti di venti misure più grandi del dovuto. Uguale con le donne [...] Non sono contro il rap al femminile, però serve un esperienza di vita di un certo tipo.

Negli Stati Uniti d'America le donne che rappano arrivano da situazioni estreme, tipo Cardi B che faceva la stripper. La mia impressione è che in Italia si stiano facendo solo operazioni commerciali. Non lo sento vero, quando ascolto poi non mi viene da dire 'Oh, questa qui vuole proprio rappare, ha l'urgenza di farlo. Sono abbastanza sicuro di questo, lo percepisco quando le ragazze rappano, che non è genuino.

Non esiste una versione femminile di Sfera Ebbasta, o di Rkomi, Izi eccetera, forse non c'è neanche tanto il bisogno che ci siano".

Ghemon: "Onora il padre e la madre, altrimenti calci nel c***"

Queste le parole che hanno suscitato la replica di Ghemon, che prima ha voluto replicare all'accusa lanciata da Drefgold ai rapper del passato, definiti dei 'babbi', poi ha espresso il su pensiero sul rap femminile: "Tra 15 anni magari pure uno con le treccine colorate potrebbe sembrare un babbo.

È un ragionamento ignorante, non dimostra grande intuito. I giovani non devono fare confusione: la trap è un'emanazione del rap, quindi onora il padre e la madre, altrimenti sono calci nel c*** [...] Per quanto riguarda la quesitone questione 'rap al femminile' o 'rap di malavita', devo constatare che il ragionamento è letteralmente da anteguerra. Credevo che i giovani fossero un pochino più evoluti e consapevoli su certe questini per cui abbiamo lottato. É arrivata l'ora che qualcuno dica loro pubblicamente che questa roba non si può accettare".

Due rapper agli antipodi

I due artisti rappresentano due facce completamente diverse del rap italiano, il fatto che entrambi possano essere inclusi a pieno titolo nel genere, divenuto ormai il più rappresentativo delle nuove generazioni, è emblematico di quanto il panorama rap, trap, hip hop o urban che dir si voglia, sia quantomai variegato, sia a livello anagrafico-generazionale che lirico, stilistico, musicale, di attitudine e di immaginario, qualsiasi cosa insomma.

Se Drefgold, giovanissimo amato dai giovanissimi, è un figlio della trap italiana, arrivato al successo dopo essere stato notato da Sfera Ebbasta e Charlie Charles, fa un massiccio uso dell'auto-tune e una delle sue frasi simbolo è 'Fan***o il messaggio', quasi a voler rivendicare l'assenza di contenuti della sua musica, Ghemon è invece artista apprezzato da un pubblico più maturo, che per la maggior parte ha passato i trenta, è un artista che nn si è mai ripetuto, ha attraversato diverse fasi, evolvendosi nel corso degli anni rispetto alla condizione di 'semplice' MC, diventando un vero e proprio maestro nel fondere rap e canzone d'autore, creando uno stile sicuramente unico e ben distinguibile, seppur in continua evoluzione.