Clint Eastwood è il Cinema americano. Icona del genere western, dallo sguardo perforante, le rughe sagge, il fisico asciutto e atletico. Caratteristiche che non ha perso durante la sua lunga carriera, neanche ora che ha 88 anni. Con il suo ultimo lavoro, nelle sale italiane dal 7 febbraio, ha diretto e interpretato l’ennesimo film ispirato ad una storia vera e lo ha fatto in modo egregio. Con una sceneggiatura solida e una regia impeccabile.

L’ultima pellicola – speriamo solo in ordine di tempo, perché del suo cinema abbiamo ancora bisogno - che ha regalato ai posteri è The Mule (tradotto alla lettera Il corriere).

Anche in questa pellicola, che racconta come detto una storia vera, emergono alcune delle cartteristiche di Clint Eastwood e della sua lunga vita vissuta: reduce della guerra in Corea, carattere dal sangue freddo anche nei momenti più difficili nei quali tutti perderemmo la calma, puntuale e rigoroso nel proprio lavoro.

Il cinema di Clint Eastwood riesci sempre a riconoscerlo, malgrado racconti ogni volta storie diverse le une dalle altre. Cambia l’alimento, ma il condimento è sempre quello. Lo fruisci con fiducia come si fa in un ristorante in cui ci vai da sempre. Sai che il cuoco non ti deluderà. Malgrado il fatto che i tempi cambino. E che oggi il grande schermo risente della diffusione di nuove realtà, come ad esempio Netflix.

The Mule – Il corriere trama

Earl Stone (Clint Eastwood) è un anziano floricoltore dell'Illinois molto stimato che partecipa continuamente a convention sui fiori e guida il suo fedele fuoristrada per consegnarli di persona.

Macinando chilometri su chilometri, senza mai prendere una multa. È molto stimato Earl, tranne che dalla famiglia. La moglie lo ha lasciato tempo fa, stanca del suo trascurarla ed essere sempre fuori casa. La figlia non gli rivolge la parola dal giorno del suo matrimonio, ovvero da 12 anni. Ennesimo evento che lo snaturato padre si è perso.

Insieme a battesimo, cresima e giorno della Laurea della figlia.

La sua vita comincia a cambiare quando la propria amata attività viene messa in difficoltà da internet. Col web che ha modificato le abitudini di acquistare e vendere i prodotti, quindi anche i fiori. Così, senza sapere dove andare, cerca di riavvicinarsi alla propria famiglia.

Approfittando del compleanno della nipote, l’unica che lo difende dalle sue ripetute mancanze. Tuttavia, la madre e la figlia lo cacciano dalla festa.

La sua presenza non sarà però inutile. Uno degli invitati, un giovane messicano, saputo della sua guida impeccabile in tanti anni e della sua attuale difficoltà col lavoro che è venuto a mancare, gli propone di guadagnare soldi come corriere per alcuni suoi compaesani.

Earl accetta senza mai porsi domande su ciò che trasporta, e la cosa comincia a piacergli. Neppure un minimo intimorito, dall'alto della sua esperienza in guerra, dai brutti ceffi che gli commissionano i viaggi. Anche perché il denaro aumenta sempre di più ad ogni nuovo incarico.

Naturalmente, all’aumentare dei guadagni, aumenta anche il carico stesso. Il che lo mette sempre più a rischio. Ma il vecchio floricoltore sa districarsi con la solita calma e sangue freddo, da buon reduce di guerra qual è. Tanto da spazientire gli stessi messicani, per le troppe libertà che si prende.

E così, la sua vita torna sui binari giusti. Facendo regali a destra e manca. Ed entrando nelle grazie del Boss del cartello (Andy Garcia). Il quale lo invita ad un party nella sua villa sontuosa, tra alcol e belle donne. Tuttavia, qualcosa cambia con l’uccisione di quest’ultimo. E, come non bastasse, la DEA si è messa sulle sue tracce.

The mule – Il corriere recensione

Alla veneranda età di 88 anni, Clint Eastwood è al suo 44mo film da regista.

E 63mo film da attore. A parte qualche segno del tempo che lentamente si aggiunge al suo invidiabile fisico, il tempo per l’attore e regista americano sembra non passare mai.

Con The mule – il corriere, Eastwood traspone l’incredibile storia vera di Sam Dolnick, che nel 2014 uscì sulle pagine del New York Times Magazine. Dolnick era uno stimato floricoltore, che nel 1994 creò una nuova specie floreale: l’Ojo Poco. Nella sua carriera si conteranno più di 180 varietà create ex novo.

Le informazioni sulla sua vita non sono molte. Ma la più rilevante dice che intorno al 2000 finì per diventare l’insospettabile corriere del più potente cartello messicano della droga. Guidato da El Chapo.

Inizialmente, Sam trasportava denaro, poi, acquistata la fiducia dei messicani, finì per trasportare cocaina.

Sulle sue tracce si mise però il detective Jeff Moore (che nel film si chiama Colin Bates, interpretato da Bradley Cooper) a partire dal 2011. Per le indagini, fondamentali furono le intercettazioni, che vedevano l’anziano 87enne chiamato Tata, che in messicano vuol dire nonno.

Sam Donick fu arrestato il 21 ottobre 2011, mentre guidava il suo pickup nero Lincoln. Mentre trasportava 104 Kg di coca, che gli sarebbero valsi a fine corsa ben 100mila dollari. Due anni dopo fu condannato a 3 anni di carcere. Di cui ne scontò solo uno per malattia, morendo poi nel 2016 a 92 anni.

La sua storia viene dunque trasposta da Clint Eastwood. Naturalmente, non mancano adattamenti creati apposta per il grande schermo.

Ma la storia viene raccontata con una sceneggiatura solida e impeccabile. In pieno stile dell’ex pistolero western.

Il quale, riesce a romanzare ogni caso di cronaca attenendosi comunque sempre ai fatti. Inserendo momenti toccanti al punto giusto. Su tutti, il momento in cui si reca al capezzale della moglie morente, anteponendo per la prima volta nella sua vita, seppur con estremo ritardo, la famiglia al lavoro.

Nel cast figurano anche Andy Garcia, senza la lunga barba con la quale siamo abituati a vederlo in un noto spot, nei panni di El Chapo. Una meravigliosa Dannie West, nei panni della moglie Mary. Bradley Cooper, come detto, nei panni del nel ruolo del detective Colin Bates. E Laurence Fishburne, l'agente speciale della DEA.

Data l’età, il ruolo gli calza a pennello. Eastwood può permettersi di fare da regista, sceneggiatore, interprete e produttore. Di strada nel cinema americano ne ha fatta. Proprio come quel corriere. Sperando che la meta sia ancora un po' lontana. Della sua capacità narrativa e interpretativa ne abbiamo ancora bisogno.

In un cinema che propone continuamente storie di supereroi, anche lui lo è, a suo modo.