Captain Marvel è il ventunesimo film dell’universo Marvel e rappresenta un passaggio importante per comprendere le dinamiche che si svilupperanno in Avengers: Endgame, il film che sarà il gran finale della “fase tre” dei cinecomic.

Pur essendo un tassello del grande universo Marvel, il film può essere apprezzato anche da spettatori occasionali, a patto di accettare l’esistenza di complesse dinamiche tra mondi e universi distanti.

Un inizio pieno d’azione

Captain Marvel è un'origin story, una storia che racconta la nascita di un supereroe. La pellicola presenta una differenza rispetto ai classici: in questo caso ci troviamo, infatti, di fronte ad un personaggio che è già a conoscenza dei propri poteri ma non ha memoria del suo passato.

Fin dall’inizio vediamo Vers sul campo di battaglia: la ragazza non ha ancora scoperto il suo pieno potenziale ma ha già una certa dimestichezza nell’affrontare i nemici. Non manca di abilità, quello che invece resta avvolto nel mistero è la sua origine. Vers ha memoria soltanto degli ultimi sei anni, dopo un incidente si è risvegliata su un pianeta alieno e da allora è impegnata nel conflitto tra Kree e Skrull. Ad aiutarla nell’addestramento c’è il colonnello Yon- Rogg, interpretato da un Jude Law, ormai abituato a portare sullo schermo personaggi carismatici con leggere sfumature dark, forse in questo caso il suo essere enigmatico può lasciare in un certo qual modo intuire, agli spettatori più avvezzi, uno dei futuri plot twist.

I twist nella trama sono dietro l’angolo così come lo sono i mutaforma che cambiano continuamente le carte in tavola.

L’importanza dei co-protagonisti e… di un gatto

Il film è ambientato nel 1995 e, così come ‘I guardiani della galassia’ gioca con le hit anni ’80, non mancano i riferimenti alla cultura pop anni ’90.

Il primo riferimento, utilizzato da una moltitudine di film americani, è la presenza di un blockbuster, proprio la caduta di Vers all’interno di una di queste strutture attirerà l’attenzione dello Shield e di un particolare agente.

Samuel L. Jackson torna a vestire i panni dell’agente Nick Fury, in una versione ringiovanita grazie ai prodigi della computer grafica.

Il duo non parte nel migliore dei modi ma con il progredire della storia la sintonia tra i due aumenta.

La diversità delle sette mani dietro la sceneggiatura si fa sentire a tratti nei toni altalenanti del film.

Nella prima parte la protagonista, magistralmente interpretata da Brie Larson, potrebbe tranquillamente reggere il film da sola, non ha bisogno di un supporto, ha una pista e una missione ben precisa, gli altri personaggi che incontra sembrano essere una distrazione dalla via principale, incuriosiscono soltanto per il fatto che lo spettatore, probabilmente, conosce già quei personaggi e il ruolo che ricopriranno in futuro.

Le cose si fanno più interessanti nella seconda parte dove cominciamo a scoprire il passato di Vers, o meglio di Carol Danvers, vero nome del quale il pubblico che ha letto la trama è già a conoscenza. Insieme al suo passato, facciamo la conoscenza di una vecchia amica di Carol, Maria Rambeau, interpretata da Lashana Lynch, un personaggio brillante, con una figlia altrettanto piena di spirito, che sarà di grande aiuto per proseguire la missione.

Un altro personaggio che aveva catturato subito l’attenzione all’uscita del trailer è Goose, un gatto con una particolare natura che avrà un inaspettato effetto sulla trama.

Il felino è interpretato da quattro gatti diversi: Reggie, Gonzo, Archie e Rizzo, ognuno dei quali adibito a momenti diversi del film; alcuni sono il riferimento per le scene d’azione della CGI mentre altri sono in scena quando devono stare accoccolati in braccio agli attori. In un’intervista a Forbes, Ursula Brauner, una delle addestratrici, durante le riprese ha rivelato di star sperimentando alcuni suoni da associare all’addestramento dei felini, in modo che a seconda delle esigenze il gatto compiesse un determinato movimento, la comunicazione con i felini resta un continuo work in progress.

L’importanza delle emozioni

La dinamica della trama non introduce nulla di nuovo nell’universo dei cinecomic, la Marvel ci ha abituato a scene d’azione, effetti speciali e salvataggi dell’ultimo minuto, la forza di un film si riconosce nel saper trattare le emozioni umane. Fin dall’inizio del film, a Carol viene detto di essere troppo emotiva, di non sapersi controllare. Ed è vero, Vers è una protagonista impulsiva, agisce d’istinto e cerca l‘azione. Un personaggio rimarca lo stretto legame tra il suo essere “soltanto” un’umana e l’emotività che la contraddistingue ma sarà proprio il realizzare questa connessione che permetterà a Carol di prendere piena consapevolezza di se stessa e scatenare tutti i suoi poteri.

Il montaggio in cui vediamo continuamente la protagonista cadere e rialzarsi è una delle parti più d’ispirazione del film.

Ora che Carol ha tutte le carte in regola per essere considerata uno dei supereroi più forti, non ci resta che attendere per scoprire se il suo intervento cambierà le sorti dell’universo in Avengers: Endgame.

Captain Marvel è un film del 2019 diretto da Anna Boden e Ryan Fleck, è disponibile nelle sale italiane dal 6 marzo.