Spesso un romanzo storico desta qualche scetticismo nei lettori non avvezzi a questo genere letterario. Il palazzo delle lacrime, scritto da Paolo Grugni per Laurana Editore e uscito da poche settimane, però, ha un sapore diverso, avvolgente ed entusiasmante: suscita curiosità nel lettore, lo invoglia a seguire il protagonista nelle sue vicende, prendendolo per mano e accompagnandolo nello spezzone di vita che viene raccontato in queste pagine.

Un romanzo tratto da una storia vera

Quello di Grugni, infatti, non è soltanto un romanzo storico dalle sfumature noir: è un vero e proprio racconto di vita realmente vissuta, è il frammento dell’esistenza di un uomo, il maggiore Martin Krause, che veramente è stato un agente del controspionaggio che, nel periodo in cui si svolge la narrazione, tra il 1976 e il 1977, ha lavorato per la Stasi.

È reale Krause, così come sono reali tutti gli altri personaggi che fanno da contorno al protagonista, che racconta la storia in prima persona. Con l’unica clausola che sono stati utilizzati degli pseudonimi. Per dar vita a questo nuovo romanzo, Grugni si è affidato al racconto nostalgico della figlia di Martin, così come alle parole scritte dal pugno dello stesso Krause che, in un diario, quasi come parlasse a un amico affidato, annotava ciò che accadeva durante la sua vita, prevalentemente lavorativa.

Tutto ha inizio quando, a Treptower Park, nella Berlino Est, viene trovato il corpo senza vita di una ragazza. Le indagini per scoprire chi sia stato a uccidere la giovane vengono affidate proprio a Martin Krause, figlio di genitori italiani arrivati in Germania dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale nell’area di competenza dell’Unione Sovietica.

Fin dall’inizio, il maggiore capisce che, dietro l’omicidio, si nascondono delle ragioni politiche che fanno insorgere degli ostacoli nel prosieguo delle indagini. Queste ricerche si complicano ancor di più quando, seguendo la pista che sta portando Krause a riconoscere l’assassino, il maggiore si trova a capire che le tracce lo portano a Berlino Ovest.

Da questo momento in poi, le sue indagini si intrecciano con servizi segreti, ragazze coinvolte nella prostituzione, trafficanti di droga e agenti insospettabili. Nel frattempo, altri omicidi continuano a susseguirsi, sia nella zona Est che Ovest di Berlino, fino a quando Krause capisce che, dietro questa scia di morte, ci sono i comunisti tedeschi.

Proprio in questo momento, quando la sua posizione inizia a farsi scomoda, viene bloccato e gli viene revocato l’incarico. Martin, però, non demorde: prosegue per conto suo le indagini, e fugge a Ovest per fermare l’assassino.

Uno spaccato della Germania degli anni Settanta

Come si può evincere dalla trama, questo romanzo ripercorre il lento e difficile cammino che porta il protagonista alla presa di coscienza della sua situazione, alla dura consapevolezza di essere stato manipolato dal potere fino al momento in cui avviene una vera e propria epifania, e si rende conto di quanto sia necessario ribellarsi a un sistema opprimente, che stringe forte nelle sue spire, che non lascia scampo e che non dà la possibilità di pensare e vivere in modo libero.

La mente comincia ad aprirsi, così come gli occhi e le orecchie, e tutto appare così lontano dalla realtà idilliaca in cui i potenti facevano credere ai tedeschi di vivere da portarli a considerarsi ingenui e stupidi, per essersi fatti derubare della propria libertà e della propria esistenza. Martin Krause diventa quindi allegoria di tutte quelle persone che hanno dovuto affrontare le difficoltà di vivere in una Germania spaccata in due dal Muro, in una nazione da poco uscita sconfitta e malvista dalla Seconda Guerra Mondiale e che fatica a rinascere, in un Paese dove i potenti usano i cittadini come delle semplici pedine da muovere secondo le loro tattiche, per vincere un gioco troppo complicato e astruso da poter essere compreso dal popolo.

Simboleggia il tentativo di riscatto di tutti coloro che hanno visto la propria famiglia divisa, spesso mai più riunita, a causa di una situazione socio-politica complicata.

Paolo Grugni, con la sua scrittura incalzante, dà vita a tutta questa gente, fa sentire in lontananza i singhiozzi soffocati delle persone che hanno perso i propri cari, le grida silenziose di rabbia di chi è costretto a vivere nella miseria e nella povertà. È un romanzo storico di vita vissuta, quello di Grugni, che fa riflettere sul passato, pensare al presente e sperare in un futuro migliore.