Un Leonardo per due Raffaello. Sempre di opere di artisti italiani si tratta. Se Il Tar del Veneto ha dato ieri il via libera al prestito del celeberrimo Uomo Vitruviano al Louvre, la querelle mette il dito nella piaga in una ferita aperta, quella della gestione dell’immenso patrimonio italiano e della sua tutela. Mentre il ministro Dario Franceschini, assieme al critico d’Arte Vittorio Sgarbi favorevole al prestito, gongola per la decisione odierna del Tar, Italia Nostra non demorde e, incassando il duro colpo della sentenza del tribunale amministrativo, commenta che non è un bel giorno per la tutela dei beni culturali in Italia e annuncia che non si fermerà.

Il caso infatti, che ha suscitato un vasto clamore – se ne è parlato in Rete, in radio e sulla carta stampata – dà soddisfazione alla battaglia dell’associazione ambientalista che vuole porre l’attenzione del Paese su una questione “irrisolta”, quella dei prestiti e viaggi di opere d’arte di inestimabile valore, fiore all’occhiello di musei italiani.

Uomo Vitruviano perizie a confronto

Si contesta inoltre, da parte di Italia Nostra, la considerazione che il Tar del Veneto ha fatto rispetto alle perizie laddove. quanto espresso dal Gabinetto disegni e stampe delle Gallerie dell’Accademia “soccombe” a quelle dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma.

Al riguardo il Tar del Veneto nella sentenza commenta: “gli approfondimenti tecnici che sono stati svolti (cfr. la relazione dell’Opificio delle Pietre Dure prot. n. 5197 del 4 aprile 2019 e la relazione sul prestito dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro del 27 maggio 2019 di cui ai docc. 22 e 23 allegati alle difese dell’Amministrazione resistente), discostandosi motivatamente dai rilievi maggiormente cautelativi precedentemente formulati dal responsabile del Gabinetto Disegni e Stampe delle Gallerie dell’Accademia e dal Funzionario restauratore conservatore (cfr.

docc. 10 e 11 allegati al ricorso), sono giunti alla conclusione che le criticità rappresentate possono considerarsi risolvibili con precise cautele sulla movimentazione, sulla riduzione del numero di giorni di esposizione e con condizioni di illuminamento limitate a 25 lux”.

Uomo Vitruviano in partenza

L’opera di Leonardo (Vinci 1452 - Amboise 1519), supercitata, - in termini tecnici individuato come Studio di proporzioni del corpo umano, detto Uomo Vitruviano (Gabinetto Disegni e Stampe, cat.

228) - sta per fare le valigie alla volta della Ville Lumiere dove sarà esposto dal 24 ottobre al 14 dicembre 2019 al Louvre per la mostra organizzata per i 500 anni della morte del genio italiano. L’Italia, in virtù del Memorandum Italo-francese, potrà riavere per una esposizione alle Scuderie del Quirinale, Autoritratto con un amico, definito un selfie ante litteram, e il Ritratto di Baldassarre Castiglione, entrambe opere di Raffaello Sanzio (Urbino 1483 – Roma 1520).

Ma il Louvre non è una cassaforte a prova di scasso. Nel 1911 venne addirittura rubata dall’italiano Vincenzo Peruggia La Gioconda. L’uomo si disse mosso da spirito patriottico. L’opera, sia pure in modo rocambolesco, tornò in Italia.

Due anni dopo la celebre Monna Lisa tornò al Louvre e da lì non fece più ritorno. Parigi inoltre si è vista di recente rubare dalle strade anche l’opera di Bansky posta a memoria dei morti dell’attentato del Bataclan sulla porta esterna del locale che fu teatro di un efferato attentato.

L’Uomo Vitruviano partirà. “Così – si legge in sentenza - deciso in Venezia nella camera di consiglio del giorno 16 ottobre 2019 con l'intervento dei magistrati: Alberto Pasi, Presidente Stefano Mielli, Consigliere, Estensore Mariagiovanna Amorizzo, Referendario”.