Continua la lotta di Liza Womak, madre di Gustav Elijah Åhr, in arte "Lil Peep", scomparso due anni fa durante quello che si è rivelato essere il suo ultimo tour negli Stati Uniti. L'assunzione di farmaci e droghe avrebbe strappato alla vita il giovane talento dell'emo-rap, ma nonostante gli eccessi a cui Lil Peep era solito prestarsi nella sua morte avrebbero un ruolo ben preciso anche manager ed etichetta discografica.

La morte di Lil Peep

Erano approssimativamente le 18 del 15 novembre 2017 quando sotto il cielo di Tucson, Arizona, il da pochissimo 21enne Lil Peep moriva per overdose nel suo tour bus poche ore prima di esibirsi in concerto.

Secondo l'esame tossicologico reso pubblico da li a poco, a causare la morte dell'astro nascente della emo-punk-trap wave internazionale fu un cocktail letale di fentanyl e alprazolam, misto forse all'assunzione funghi allucinogeni, Idrocodone e altri oppiacei: nessuno sa con precisione quale delle decine di sostanze trovate nel sangue e nelle urine di Peep abbia di fatto provocato la sua morte. Al contrario, è certo che a ritrovare il corpo del trapper americano fu Belinda Mercer, tour manager della stagione nonché amante di Peep, accusata - insieme ad altri esponenti dell'entourage manageriale di Lil Peep - di non aver contribuito alla salvaguardia dell'artista.

Lil Peep si è davvero tolto la vita?

Chi ha seguito la carriera di Lil Peep è ben a conoscenza del rapporto simbiotico che il ragazzo aveva con le droghe, una relazione piuttosto palese nella sua produzione musicale e nell'immaginario della sua figura artistica. Non era difficile immaginare che tale dipendenza potesse un giorno sfuggire di mano e trasformarsi nella tragedia che ha profondamente toccato Liza Womak, madre dell'artista, tornata a parlare a distanza di due anni dalla morte del figlio per citare in giudizio l'etichetta discografica ed i manager a cui l'intera vita di Peep era ormai affidata.

Secondo la Womack, il giovane cantante non stava vivendo bene il ritmo del tour autunnale, ormai "stressato, esausto, stravolto. Emotivamente e fisicamente non in forma". Nonostante ciò, Peep sarebbe stato spinto a continuare a seguire le tappe del tour città dopo città, e schiacciato dalla pressione avrebbe intensificato l'uso di stupefacenti.

Secondo l'accusa, la droga potrebbe essergli stata fornita in parte dalla stessa Mercer, tour manager e compagna di letto di Peep, accusata insieme ad alcune figure di punta dell'etichetta First Access di negligenza, inadempienza e morte ingiusta. L'etichetta non ha ovviamente accolto bene le accuse, dichiarando che "sfortunatamente, nonostante i nostri migliori sforzi, [Peep ] era un adulto che ha preso le proprie decisioni e ha optato per seguire un percorso diverso, più distruttivo. Nonostante "First Access" sia profondamente rattristata dalla morte prematura di Lil Peep, non esiteremo a difenderci da questa causa infondata e offensiva".

Lil Peep, un ragazzo fragile

Il processo è ancora in corso, e forse non basterà una sentenza a scrivere la parola "fine" nella mente di coloro che ancora non vogliono accettare la dipartita di un talento del calibro di Lil Peep.

Nel corso dell'ultimo secolo non sono pochi gli artisti che hanno lasciato questo mondo alla sua stessa maniera ed intorno ad ognuno di essi si potrebbe ancora scrivere parecchio e cercare motivazioni del come e del perchè questo sia accaduto. Verrebbe da chiedersi cos'è che spinge all'eccesso quando si raggiunge il successo, ma probabilmente è proprio questo il punto, il comun denominatore tra tutte le morti insensate, che trova spazio anche in questa vicenda: Lil Peep, semplicemente, non è stato capito, ed il suo dolore, altrettanto semplicemente, non è stato ascoltato. In un panorama musicale abitato perlopiù da personaggi creati a tavolino, distinguere la sensibilità, il dolore, la fragile realtà del puro estro artistico da un mero artefatto commerciale risulta difficile, e forse quasi inutile per gli scopi di chi ci investe sopra.