Gli artisti dell'associazione Ali organizzano dal 21 al 26 febbraio nella Biblioteca "Filippo Buonarroti" del Comune di Firenze una mostra delle opere dedicate a Gigi Proietti, morto il 2 novembre del 2020. L'inaugurazione è prevista il 23 febbraio alle 17:30 in occasione della presentazione del libro "Archeologia della risata" (Casa Editrice Sillabe) contenente all'interno riproduzioni dei disegni, dipinti, sculture che gli artisti hanno eseguito ispirandosi alla figura carismatica del grande mattatore romano, scomparso ad 80 anni il 2 novembre 2020 nello stesso giorno del suo compleanno.
Il volume è stato realizzato per iniziativa dell'Associazione Culturale Centro Studi di Psicologia dell'Arte e Psicoterapie Espressive CSPA-APS e i curatori Paola Dei e Franco Mariotti affermano che "Proietti ha contribuito al benessere dei suoi spettatori con il sorriso e la risata che, come sappiamo, migliora la circolazione del sangue, aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari, contrasta ansia e depressione. Dedicargli un libro è un modo per tenerlo ancora un pò con noi e per far conoscere alle nuove generazioni la magia del Teatro, del Cinema, dello spettacolo".
Le testimonianze di chi lo ha incontrato
"Archeologia della risata" è un testo poliedrico ed originale che riunisce i contributi di accademici, registi, critici cinematografici, scrittori e poetesse, o del semplice pubblico che del geniale attore ha conservato la conoscenza indiretta delle rocambolesche apparizioni televisive.
Spiccano nell'apertura il sonetto di Enrico Montesano, guitto sagace che con Gigi Proietti ha condiviso il set del celebre film "Febbre da Cavallo", del 1976, di Steno, e successivamente nel 2002 il sequel "La Mandrakata" di Carlo Vanzina, insieme alla poesia dell'attore Piefrancesco Favino.
Le testimonianze si snodano sul filo di un ricordo che non diviene mai nostalgico ma s'impregna dell'immensa vitalità artistica di Proietti che tuttora sprona, interpella, indica delle direzioni, magari da sornione con l'espressione da "impunito".
Enrico Vanzina dice di lui :"Riusciva a mettere a proprio agio tutti quelli che recitavano con lui, li faceva entrare in un ritmo di recitazione che difficilmente è facile realizzare. Questo è sicuramente dovuto a lui perchè era veramente Mozart in questo". Matteo Garrone, che gli ha affidato la parte di Mangiafuoco nel suo "Pinocchio", spiega che è stato "Uno straordinario attore dal grande registro sia comico che drammatico con un volto che ha una forza popolare".
Indimenticabile sul versante del doppiaggio cinematografico, Flavio De Bernardinis, storico e studioso di Cinema e Teatro, lo definisce "Corpo di voce lungo tutte le calibrate, doppie e doppiate interpretazioni", mentre Franco Montini, giornalista e critico cinematografico, osserva che "Aveva sia la capacità vocale di mutare il tono ed il ritmo della voce, sia la capacità di spogliarsi completamente della sua personalità per mettersi al servizio dell'attore di turno". Luigi Proietti ha doppiato Donald Sutherland nel Casanova di Federico Fellini, Sylvester Stallone in "Rocky", Robert De Niro, Marlon Brando, Sean Connery, ma anche Gatto Silvestro nei film della Disney.
Gli allievi del Laboratorio di Arti Sceniche
Simpatia, affetto, gratitudine. Leggendo quanto hanno scritto per il Maestro gli allievi del Laboratorio di Arti Sceniche, scuola di recitazione ideata e voluta da Gigi Proietti, divenuti attori famosi, si colgono molte sfumature legate tutte ad una traccia ininterrotta, ad una circolarità permanente di emozioni. Molto forte, delicato, accorato e complice, l'omaggio di Pino Quartullo che afferma: "Durante la registrazione del varietà televisivo "Attore amore mio" mi disse che il mio clown era un ragazzo piacente ed aitante, che nascondeva gracilità e insicurezze. E su quello lavorai poi in seguito in tanti film, sulla declinazione di me stesso in chiave di commedia".
Gianfranco Iannuzzo precisa: "Lui sosteneva che raccontare le barzellette fosse una piccola drammaturgia. Poteva accadere che in un corso di 25 solo 10 proseguivano il percorso di attore, ma tutti potevano ricordare di aver avuto la possibilità di scoprire anche molte cose di se stessi".
Per Massimo Wertmuller è stato un "Fratello maggiore, un esempio da seguire perchè riusciva a trasmettere aspetti importantissimi del lavoro con grande leggerezza". Fulminante e straripante nella sua umanità, ammiccante nei bagliori di una teatralità bonariamente sardonica, corrosivamente ironica, Gigi Proietti, è stato ricordato da Renato Zero come qualcuno che "Sapeva amare e maltrattare la gente", un secondo padre, invece, per Alessandro Gassmann.
È Proietti stesso, però, che accende il lampo più icastico e romanesco su se stesso affermando: "Potrei esserti amico in un minuto, ma se nun sai ride mi allontano. Chi non sa ride, mi insospettisce".