Gigi Proietti è morto alle 5.30 del 2 novembre 2020 per gravi problemi al cuore, il tutto dopo essere stato ricoverato in una clinica di Roma nel reparto di terapia intensiva. I familiari hanno mantenuto la massima privacy (il noto attore era ricoverato da circa 15 giorni) fino al momento del decesso: “Verrà ricordato come merita nella modalità e nella tempistica che stabiliremo”. Le esequie dovrebbero essere pubbliche ma con entrate regolamentate.
Virginia Raggi, sindaco di Roma, nel giorno dei funerali, dovrebbe proclamare il lutto cittadino, mettendo a disposizione il Campidoglio per la camera ardente.
Si parla anche del Globe Theatre Silvano Toti a Villa Borghese, il Teatro che Proietti stesso realizzò. Le esequie verranno celebrate in chiesa, ma le autorità e la famiglia devono ancora, come già accennato, comunicare dettagli e volontà.
Una carriera molto lunga la sua, più di 50 anni, tra teatro e cinema
Gigi Proietti aveva sempre scherzato riguardo la sua data di nascita: “Che dobbiamo fare? Il 2 novembre, la data è quella che è”. Un attore dal cinismo tipico romano che ha incontrato il teatro molto presto mentre frequentava l’università: “La mia famiglia ci teneva alla laurea e io studiavo, se così si può dire. Poi, il mio amico Lello, musicista della nostra band, mi viene a vedere una sera e mi dice: Devi fare proprio questo”.
I suoi primi successi sono arrivati dentro una cantina nel quartiere Prati dove recitava Brecht e in seguito sotto la direzione di Antonio Calenda, che gli ha fatto da guida nei testi di Moravia e Gombrowicz. “Ho subito capito che recitare mi piaceva moltissimo, è diventata la mia vita”, ha continuato l’attore in un'intervista rilasciata tre settimane fa circa.
“Per mio padre, però, non era la scelta corretta, si preoccupava e mi diceva di continuo: ‘Un pezzo di carta prendilo, se tira vento o piove è sempre una sicurezza’”. Saltava da Shakespeare, alle macchiette di Petrolini, per arrivare alla musica. La sua grande opportunità è arrivata negli anni ’70 quando ha preso il posto di Domenico Modugno, insieme a Renato Rascel, nel musical ‘Alleluja brava gente’ di Pietro Garinei e Sandro Giovannini.
Da quel periodo in poi è diventato autore e interprete di grandissimi successi a teatro, tra cui ‘I sette re di Roma’ e ‘Caro Petrolini’: qualche anno dopo ha stretto una forte collaborazione con lo scrittore Roberto Lerici, con il quale ha diretto e scritto gli spettacoli rimasti famosi nella storia. ‘A me gli occhi, please’, per esempio, è stato un tripudio; così tanto da riproporlo nel ’93, nel ’96 e nel 2000. L’attore romano ha confessato: “Ringraziamo Dio, noi attori abbiamo il vantaggio di poter continuare i nostri giochi infantili fino alla morte, che in teatro si ripetono ogni sera. Non ho nessun rimpianto, ripeterei tutto, anche ciò che non è andato proprio bene”. Nel ’96 poi è stato protagonista sul piccolo schermo nei panni di un carabiniere e padre di quattro figli della serie tv ‘Il maresciallo Rocca’: ancora prima era nel cast di ‘Italian Restaurant’ e ‘Un figlio a metà’.
Si è dedicato anche al varietà, con ‘Fantastico e ‘Fatti e fattacci’; è sempre stato il teatro, però, la sua più grande passione, al Globe Theatre, infatti, ha fatto rivivere Shakespeare, dando coraggio con la sua scuola ai giovani che volevano diventare attori.
E’ stato un vero e proprio talento del mondo dello spettacolo
È passato dal film ‘Febbre da cavallo’ al doppiaggio, prestando la sua voce a Sylvester Stallone nel primo capitolo di ‘Rocky’, e poi ancora a Dustin Hoffman, Robert De Niro, Marlon Brando, Richard Harris, Richard Burton e a Gatto Silvestro, facendo coppia con Loretta Goggi che doppiava il canarino Titti. Non faceva bilanci solo in occasione del suo compleanno: “Sono sempre stato abituato a farli quotidianamente, li ho esauriti quando arrivavano appuntamenti importanti.
Sapete come rispondeva Anna Proclemer alla domanda: ‘Cosa serve per fare l’attore?’ ‘La salute. Deve funzionare la testa, è importante”. Durante la lunga intervista rilasciata a ‘La Repubblica’ tre settimane fa, aveva dichiarato che era di sinistra: “Coloro che sono di sinistra restano di sinistra, anche se non sono sempre d’accordo con ciò che dicono”. Amava la sua città, Roma e la capitale lo amava a sua volta moltissimo.