Una delle personalità più eclettiche del panorama artistico e musicale italiano, il rocker dall’animo blues, il "Joker" della musica italiana: Gianluca Grignani è uno degli indiscussi protagonisti degli ultimi 30 anni della musica italiana, 'titolare' di ben sei presenze al Festival di Sanremo con brani iconici come “Destinazione Paradiso”, “Liberi di sognare” e “Cammina nel sole”.

A distanza di 28 anni dalla prima apparizione sul palco dell’Ariston nella categoria 'Nuove Proposte' con “Destinazione Paradiso”, il cantautore milanese tornerà in gara al Festival di Sanremo con il brano "Quando ti manca il fiato", diretto dal Maestro Enrico Melozzi, cofirmatario della canzone.

Alla vigilia della più importante manifestazione canora in Italia, Gianluca introduce dapprima il brano inedito con una breve nota, poi concede a Blasting News alcune domande cimentandosi in un refresh dei suoi primi 50 anni.

La canzone

In una nota scritta da Gianluca Grignani, che Blasting News ha potuto leggere, l'artista racconta il brano che ha presentato al Festival: “Questa canzone in realtà non parla di me e del mio microcosmo, ma forse è anche una scusa per dire a mio padre quello che penso. Nessuno mi ha insegnato cosa sia giusto o sbagliato, quindi come potrei io ora saper giudicare o giudicarmi?". Poi Grignani continua: "Ecco la canzone nel suo senso più ampio, in cui faccio tesoro dei miei errori (mai di quelli altrui).

Tutti viviamo prima o poi dei dubbi, un sentimento sordo e minatore dell’anima, che quasi lo si sente scavare nel silenzio delle solitudini che tutti dobbiamo affrontare, nostro malgrado. Credo che mio padre sarà contento di sapere che un suo dubbio è per me un dubbio da risolvere con se stessi".

Questo il punto centrale della canzone, Grignani continua: "Quindi, grazie papà, perché imparo e non condanno, mi hai permesso di dare una coscienza a secoli di sensi di colpa senza appello.

Per il resto ognuno giudichi se stesso. Ma basta spiegare quel che è più vicino alla cosiddetta anima, che al concreto oggetto descrivibile o altro che sia materiale per poeti. La musica fa zittire anche loro. Ha pianto anche chi ha registrato questo brano. E chi lo ascolta non giudica né le parole né la musica, smette di soffrire per un attimo”.

In merito alla scelta del titolo, che più che indicare un preciso concetto sembra entrare nell’animo e nel profondo di un sentimento, prosegue: “Intitolare la canzone ‘ciao papà’ o ‘addio papà’ poteva suonare troppo innocente o ingenuo e privare il brano del suo significato più profondo.

In italiano le parole ‘papà’, ‘mamma’ e ‘amore’ vengono subito associate a una effimera sicurezza, quasi noiosa. Ma mio padre (e uso la parola padre apposta) non meritava noiose divagazioni sentimentali, meritava il massimo impegno delle mie capacità umane e artistiche dopo che mi aveva fatto al telefono quella domanda che, se lo conosco ancora un po’, credo nemmeno se la ricordi: ‘tu verrai al mio funerale Gianluca?’.

Una vita lontana da un figlio, per un padre è una vita fatta di sensi di colpa”.

L’intervista

Raggiunto via mail da Blasting News, Grignani ha anche risposto ad alcune domande.

La pubblicazione, nel 1996, de “La fabbrica di plastica” segna forse il primo vero “strappo” rispetto al politicamente corretto (musicalmente parlando), ed è indubbiamente una delle tappe fondamentali della carriera di Gianluca Grignani.

A distanza di 26 anni, quanto di quel Gianluca è rimasto ad oggi? E cosa ha aggiunto al suo bagaglio in questi anni?

“Ho vissuto tante esperienze in questi 50 anni, ma mi sento un uomo ancora con la faccia da bambino. Quando ho scritto ‘La fabbrica di plastica’ ero ancora un ragazzino, volevo essere un’icona e ho avuto la fortuna di scrivere una canzone che è rimasta nella storia".

“The Joker” è ormai da anni l’appellativo che i tuoi fan e non solo amano darti, e l’hai fatto tuo al punto di tatuarlo indelebile sulla pelle. Ti immedesimi ancora in quell’alter-ego o sei entrato in un nuovo step?

“C’è il Joker buono e quello cattivo; quello cattivo l’ho chiuso in una gabbia, e rimane lì. Ci parlo col Joker, è quello che mi fa fare bene i servizi fotografici, a volte mi aiuta ad andare nella direzione giusta, altre volte invece lo uso per uscire da situazioni che mi stanno sul ca**o".

Se potessi parlare con il Gianluca 20enne, potendogli dare un solo consiglio, che sia di vita, o di lavoro, di qualsiasi ambito, ma che sia soltanto uno, cosa gli diresti? E da qui, nasce l’ultima domanda: cambieresti qualcosa di questo viaggio o rifaresti tutto?

“Non mi pento di nulla e di tutto allo stesso tempo, quindi difficile dare un consiglio specifico. Ma rifarei tutto senz’altro, perché è grazie a come la mia vita è andata che sono qua oggi.”