La prima cosa che viene in mente quando si pensa all’Italia è la sua tradizione culinaria: pizza, spaghetti, lasagne e altre bontà nostrane rendono la nostra cucina la più affermata a livello internazionale e i nostri cuochi veri portavoce dell’italianità nel mondo, depositari di tradizioni tramandate di generazione in generazione. Questo bagaglio di sapori idilliaco, orgoglio del nostro amato tricolore, avrà a breve una nuova sfida da affrontare. Si discute infatti da tempo di aprire le frontiere della cucina italiana a nuovi ingredienti, considerati fino a poche generazioni fa completamente avulsi a questo mondo, solo un danno o degli intrusi da eliminare in tutta fretta dalla dispensa, capitati lì per sbaglio insomma, senza nessuna volontà.
La realtà che si sta profilando è quella della possibilità di trovare nei menù pasta fatta con farina di grilli, millepiedi croccanti, tarantole senza conservanti, vermi giganti arrostiti o affumicati, a seconda della raffinatezza del palato. E la prima sorpresa che forse ci riserverà il 2018 è che da un’indagine della Coldiretti sembra non andare giù, e questo è proprio il caso di dirlo, al 54% degli italiani, che di questi “nuovi alimenti” non ne vuole proprio sentir parlare. L’ampliamento bizzarro del menù che coinvolgerà anche le tavole italiane, perlomeno quelle di quel 16% che si è dichiarato interessato ai nuovi sapori, trova sostegno nella Fao, l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che spinge ormai da qualche anno verso l’introduzione del consumo di insetti a livello alimentare anche in occidente, sottolineando come già 2000 specie siano state riconosciute commestibili e siano già consumate da almeno 2milioni di persone nel mondo.
Viene sottolineato inoltre come l’introduzione degli insetti nella nostra cultura alimentare possa essere un valido alleato contro la fame nel mondo, sia in termini di reperibilità del prodotto, sia in termini di risparmio sui costi di produzione (si pensi ad esempio a quanto costoso sia al confronto allevare una mucca).
Un secondo alternativo, economico e più salutare?
Sebbene il ricettario che ognuno di noi al momento immagina sia quanto mai scarno di ricette e di sapori, gli insetti forse un giorno riusciranno a imporsi come alternativa alla tanto amata/demonizzata carne rossa, il cui consumo eccessivo secondo alcuni esperti sembra essere dannoso, legato a un’elevata incidenza di malattie e danni all’organismo.
Nomi illustri e autorevoli cercano da anni infatti di educare ad un’alimentazione equilibrata, che prediliga maggiormente l‘apporto di proteine vegetali e del pesce. “Una dieta iperproteica produce effetti dannosi per le persone al pari del fumo”, sostiene ad esempio Valter Longo, professore di Biogerontologia e Direttore dell'Istituto sulla Longevità all'USC (University of Southern California), posizione che va quindi a minare le basi di alcune diete iperproteiche a larga diffusione e molto popolari come la #dieta Atkins e la dieta Paleo. Chissà che la soluzione non sia quindi proprio quella di aprire le porte, e le padelle, a questi nuovi ingredienti e sapori a quattro zampe, o anche più.
Il tempo come ingrediente segreto
La tradizione culinaria italiana annovera tra le sue ricette moltissimi esempi di pietanze che hanno bisogno di una lunga e lenta preparazione, un vero e proprio rito a cui le massaie di un tempo dedicavano gran parte delle loro giornate. Molti di noi sono stati abituati da mamme e nonne a svegliarsi la domenica mattina con il profumo del ragù che bolle in pentola, a essere coccolati dalla fragranza del pane preparato a casa e cucinato nel forno a legna, cresciuti col sapore del latte fresco e della carne di montagna. La modernità invece fa dell’ottimizzazione e del risparmio del tempo il suo must have, da cui è ormai impossibile prescindere. E in quest’ottica rientrano tutte quelle innovazioni (o deviazioni) figlie della modernità, come le colture resistenti alle malattie, le pecore e le mucche altamente produttive, i salmoni e i pomodori a crescita rapida, frutta senza semi, tutte procedure di #editing genomico, che manipolano direttamente il dna delle specie, utile secondo un’ottica scientifica a creare colture e soluzioni adatte alle future condizioni climatiche e ambientali.
Secondo quest’ottica occorre infatti fare i conti con le risorse scarse, o comunque non infinite, che la terra ci offre. Che ce lo siamo meritato o no, che la terra ormai stia incominciando ad offrirci solo insetti e larve, è una riflessione che ognuno dovrà fare intimamente, andando a chiedersi cosa abbia fatto l’uomo per alterare i processi biologici e i cicli naturali e cosa nello specifico possa fare il singolo, l’io che al momento legge questo articolo, per non favorire l’irreparabile. L’unico consiglio scanzonato che, viste le novità in arrivo è il caso di dare, è quello di cominciare a prestare maggiore attenzione, con l’anno nuovo, alle letture dei menu dei ristoranti. Non ci si stupisca allora se, dopo aver ordinato un bel piatto di vermicelli, farfalle o linguine, non si riceva la tanto amata pasta in una delle sue varietà, quella pasta che tanto canta le lodi della bella Italia, ma un piatto di qualcos’altro, che ammicca vinto dalla gola dei nuovi entrati nella sua catena alimentare, stupito forse quanto noi di questo imprevisto e stranissimo faccia a faccia.