La vittoria della vita sulle tenebre e sul gelo. Il fuoco, con la sua irruenta vitalità, si è prestato sin da tempi immemori a rituali pagani di origine antica. Ed è proprio in queste usanze che i riti cristiani del fuoco affondano le loro solide radici, rendendo immortali usanze e tradizioni dalla genesi assai remota. Il riferimento è ai falò, originariamente riti utili a scandire i cicli stagionali di una società prettamente agricola e legata alle fasi della natura, poi tramutati in riti religiosi di tipo cristiano.
Il rito dei falò in Europa e in Italia
Accomunano ancora oggi popoli e culture differenti in tutta Europa, con significati diversi e allo stesso tempo simili: il fuoco del falò rappresenta l’energia vitale, la purificazione, un modo per scacciare l’oscurità e dare il benvenuto alla luce e alla fertilità della primavera; poteva essere quindi un atto propiziatorio, un augurio di prosperità e buoni raccolti, una cerimonia per festeggiare il passaggio delle stagioni. I falò sono tuttavia anche un modo per rafforzare l'identità di una comunità, un momento sociale in cui ci si aggrega per far festa e ricordare le tradizioni popolari di un dato gruppo sociale. L’Italia, come anche l’Europa continentale, è ricca di queste manifestazioni che cadenzano le stagioni da secoli.
Da Nord a Sud, in ogni regione, vi sono falò e manifestazioni in date precise dell’anno. In occasione dell’Epifania, di Sant’Antonio Abate, di San Giuseppe, di San Giovanni, di San Lorenzo e in onore di altri numerosi Santi protettori di cui il calendario cristiano è ricco così come gli eventi religiosi in cui tali roghi controllati vengono accesi.
La Puglia e i suoi rituali legati al fuoco
Particolarmente sentiti sono i rituali del fuoco in Puglia. A riprova di ciò c’è anche l’approvazione, da parte del Consiglio regionale nel gennaio 2018, della legge regionale riguardante “Interventi per la valorizzazione dei rituali festivi legati al fuoco”, atta a ottimizzare le potenzialità di questo particolare patrimonio culturale e folkloristico a livello non solo locale.
La legge è stata pubblicata sul bollettino ufficiale della Regione Puglia e prevede la nascita di un registro riguardante tali rituali festivi legati al fuoco, nonché l’assegnazione di un contributo da attribuire anno per anno e che per il 2018 ammonta a 100 mila euro. Ma quali sono i falò che beneficeranno di questa legge? Sicuramente la Focara di Sant’Antonio a Novoli, le Fracchie di San Marco in Lamis, la Focara di San Ciro a Grottaglie, i falò di San Giuseppe a Bovino e il palio dei falò di San Sebastiano ad Accadia.
Focare, Fanove e Fracchie
Famose sono le Focare del Salento dedicate alla figura di Sant’Antonio Abate. Esse vengono realizzate con gli scarti della potatura degli alberi, cumuli di fascine da ardere per celebrare questo Santo oggi ritenuto fondatore del monachesimo.
Un Santo che, secondo l’antica leggenda cristiana, viene ricordato come colui che portò il fuoco all’umanità, una sorta di Prometeo rivisitato in chiave cristiana. Famosissima, a tal proposito, è la Focara di Novoli, una gigantesca torre di 90.000 fascine alta 25 metri, per un diametro di 20 metri circa, che viene accesa la sera del 16 gennaio secondo precisi rituali, insieme all’esecuzione di un grandioso spettacolo pirotecnico. Il mese di gennaio è però scandito anche da altri riti legati al fuoco, come le Fanove di Castellana l’11 del mese in onore della Madonna della Vetrana che, miracolosamente, nel 1691 difese la città da una pericolosa epidemia di peste (vetrana, in dialetto locale, significa proprio peste).
In tal caso il fuoco è fonte di vita, un ardente ringraziamento per il miracolo ricevuto. Vi sono poi in Puglia tutti i riti legati al fuoco relativi alla Festa di San Giuseppe, il 19 marzo. In tal caso la tradizione cristiana si fonde ai culti pagani legati all’arrivo della primavera. Si cerca quindi con il fuoco quasi di allontanare il freddo dell’inverno, fra canti e balli tradizionali e degustazione di piatti tipici. La sera del 19 marzo sono molti i borghi e le città illuminate da questo scintillante rito: dalla provincia di Foggia – a Castelvecchio o a Bovino, dove viene alla fine premiato il falò migliore, ma anche a Faeto, Alberata, Mattinata, Monte Sant’Angelo, solo per dirne alcuni – alla provincia di Bari con Monopoli, Turi, Palese e tante altre città, fino alle province di Brindisi e Lecce e le città in provincia di Taranto come Lizzano, Mottola e San Marzano.
A proposito di quest’ultima città, qui arde, la sera del 19, il falò detto "Zjarr i Madhe", che in lingua Arbereshe vuol dire "Fuoco grande". Il rito è antico, risalente al 1866 in ricordo di una disgrazia avvenuta nel 1600 che colpì il paese: un violento nubifragio distrusse raccolti, uliveti e vigneti, e gli abitanti del luogo pensarono che questa fosse una punizione di San Giuseppe. I cittadini raccolsero quindi ciò che la tempesta aveva divelto e accesero un grande falò, poi si inginocchiarono davanti al Santo per mostrare la loro devozione. Pare che a quel punto un anziano fece inginocchiare anche il suo cavallo, e da allora alcuni cavalli vengono fatti inginocchiare davanti al Santo durante la “Processione delle fascine” affinché la sua protezione si estenda anche agli animali.
Ci sono, tuttavia, anche falò che vengono accesi il giorno di Venerdì Santo, come le Fracchie di San Marco in Lamis. Le fracchie sono enormi torce di legno create dagli abitanti e che vengono utilizzate per accompagnare la Madonna Addolorata durante la processione. Queste grandi torce vogliono essere d’aiuto alla Madonna, permettendo di illuminarle la strada mentre va alla disperata ricerca del figlio morto. In realtà, però, l’uso delle fracchie è legato anche a ragioni di ordine pratico: questo rito risale al 1700, con l’edificazione proprio della chiesa dell’Addolorata che era però situata all’epoca fuori dal centro abitato. Questo ha portato i cittadini a ingegnarsi, illuminando con le fracchie la via buia tra la chiesa e la Collegiata, dove si trovava il corpo del Cristo.
Il risultato, ancora oggi, è una suggestiva processione di mille fuochi, durante uno dei riti più importanti per i fedeli nel cuore della Settimana Santa.
Quelli descritti sono solo alcuni dei riti legati al fuoco che si svolgono sul territorio. Riti nei quali il fuoco controllato del falò è visto come portatore di rinascita e cambiamento, ma anche come ringraziamento, come simbolo di devozione. Emblema, tra l’altro, dell’aggregazione sociale di un popolo che non dimentica le sue tradizioni, portandole con sé da secoli e trasmettendole alle generazioni future. La Puglia, come tutte le altre regioni d’Italia, è ricca di queste usanze, di queste reminiscenze di tempi antichissimi quando la società era differente ed era legata alla natura o ai culti religiosi, ai Santi e alla loro protezione. Ognuno di questi riti è speciale perché ci ricorda quel mondo che ormai non c’è più ma che ci portiamo inevitabilmente dietro come un ricco bagaglio fatto di culti, musiche e danze indimenticabili.