Castelli e fenomeni paranormali, presenze, anomalie, spettri. fantasmi o suggestione? Non è semplice, talvolta, discernere il vero, soprattutto quando di mezzo ci sono vecchi manieri pieni di storia e storie, di echi e ombre secolari tra i corridoi tortuosi e taciturni e le ampie sale dagli elevati soffitti. Sono quelli i luoghi più colpiti dal folklore, dall’immaginario popolare, da credenze le cui origini si perdono nella notte dei tempi e i cui frutti – siano essi spiriti evanescenti, folletti dispettosi o eteree fate – fanno parte da tempo immemore della cultura collettiva generatrice di miti e leggende.
L’Italia ne è ricca, basti anche solo pensare al caso più famoso, quello del castello di Montebello in cui aleggia la leggenda della piccola Azzurrina, bimba albina misteriosamente scomparsa il 21 giugno 1375.
Ogni regione - con le sue innumerevoli fortezze, palazzi, monasteri, capolavori artistici di cui il Paese è costellato - ha una storia di fantasmi da raccontare, e l’antica “Apulia” è sempre stata terra fertile per leggende e tradizioni. La città di monopoli si trova proprio qui, a circa quarantuno chilometri a sud di Bari. È ricordata soprattutto per le sue numerose calette fatte di sabbia dorata e finissima e per il suo splendido mare cristallino, verde smeraldo. Ma Monopoli non offre solo belle spiagge.
È una città antica, che custodisce millenni di storia tra le suggestive viuzze del centro storico, nelle numerosissime chiese, nelle sue torri e sulle sue antiche mura difensive. E, ovviamente, nel suo pentagonale e massiccio castello cinquecentesco.
Il castello tra storia e leggenda
Si erge su un promontorio chiamato “Punta Pinna”, imponente, realizzato in conci squadrati di tufo calcareo, circondato dalle acque del mare su tre lati, mentre il quarto era difeso da un fossato che oggi non c’è più.
Proprio qui, a sud-ovest, c’è l’ingresso principale dove s’innalza la torre cilindrica raggiungibile mediante una rampa. Si eleva al confine di quella che era la Monopoli medievale e a quei tempi, prima che la città si espandesse, era posto in una zona isolata rispetto al centro. Il Castello Carlo V fu voluto proprio dall’imperatore durante la dominazione spagnola (1530-1713) e faceva parte del sistema di fortificazione costiera da lui voluto in Puglia nell’ambito della sua politica di contrasto all’Impero Ottomano.
La costruzione del fortilizio terminò nel 1552. Nel 1660 il castello, che fino allora aveva avuto una funzione difensiva, è stato ristrutturato e ampliato in modo da diventare edificio residenziale. Ed è probabilmente proprio a questo periodo che fa riferimento la leggenda più celebre, quella raccontata da anni dai pescatori e dalla gente che abita nei pressi del maniero. La leggenda della Dama col tamburo.
Si racconta che nel castello vivesse una donna, una dama spagnola, il cui consorte, partito per mare, non fece ritorno al castello perché la sua imbarcazione naufragò proprio nelle acque antistanti al porto, il celebre Porto Aspergo, luogo nefasto per tante navi che qui vi affondarono. La dama, disperata, pare che ancora oggi non trovi pace, suonando il suo tamburo in modo da indicare all’amato la rotta verso casa e ricondurlo, finalmente, sano e salvo da lei.
Una storia triste che è ormai entrata a far parte delle leggende monopolitane: in tanti, soprattutto pescatori, raccontano di udire all'alba il suono di un tamburo nell’aria. Il suono pare arrivi sempre dallo stesso punto del castello, il balconcino del maniero che si affaccia sul mare. Taluni narrano addirittura di aver visto in quel punto una figura femminile avvolta in un ampio abito bianco. Altri, tuttavia, asseriscono di aver scorto quella stessa presenza vagare sul Molo Margherita, luogo frequentato da coppiette in cerca d’intimità che la dama disturberebbe per preservare la castità delle fanciulle monopolitane.
La storia di quello che resta dello spirito tormentato di questa signora spagnola è stata tramandata tra le generazioni negli anni, tanto che in passato gli adulti solevano ammonire i ragazzini che giocavano nei pressi del castello o di Molo Margherita, invitandoli a rientrare prima di sera per evitare di incontrare lo spettro che avrebbe potuto catturarli e portarli con sé.
Altri tempi, quelli in cui i ragazzini davano ascolto ai genitori, ma anche tempi in cui la città e il suo centro antico erano molto diversi da come sono ora.
I Ghostbusters al castello e l’ombra dei condannati
Il suono del tamburo percepito da qualcuno potrebbe avere in ogni caso una spiegazione razionale nell’effetto sonoro delle onde del mare che s’infiltrerebbero sotto le fondamenta del castello o che si infrangono contro gli scogli, producendone il rumore tumultuoso e cupo che la leggenda descrive.
Il mistero di questa presenza, tuttavia, ha attratto negli anni passati (2014-2015) i nostrani “acchiappafantasmi” tra i quali il GIAP (Gruppo Investigativo Attività Paranormali) di Roma e la Psi (Paranormal society investigation) di Bari.
Entrambi i gruppi pare abbiano registrato, durante le loro indagini, anomalie e guasti improvvisi alle loro sofisticate strumentazioni – strumentazioni che, prima di giungere al castello, erano perfettamente funzionanti –, ma anche bruschi cali di temperatura e stranezze elettromagnetiche. Attività paranormale, insomma, che si sarebbe registrata soprattutto nella Fossa dei dannati, nella cappella dedicata a San Nicola in Pinna e nella sala del tribunale sovrastante. E a proposito della Fossa dei dannati, ambiente senza finestre scoperto di recente e in cui vi erano gettati i condannati a morte, sarebbero qui state registrate, grazie a particolari strumenti, voci e parole. Che si tratti delle anime di coloro che, rinchiusi in quei luoghi dove il rombo del mare è potente come il suono di un tamburo, hanno subito torture e sono morti in quei locali nei tempi passati?
Il castello, infatti, nella prima metà del XIX secolo divenne carcere mandamentale e lo restò fino al 1969. Proprio in questi luoghi, poi, oltre a essere imprigionati i responsabili dei moti del 1799, furono torturati e uccisi anche i capi della violenta rivolta antispagnola che si scatenò in città nel 1647 (collegata alla cosiddetta rivolta di Masaniello). Alcuni nomi di prigionieri e condannati, in effetti, sono ancora oggi incisi e visibili sui muri nella zona in cui vi era la cella carceraria. Insomma, nessuna traccia della dama col tamburo, ma le indagini dei ghostbusters hanno contribuito a risvegliare in qualche modo il ricordo di questi fatti storici sanguinosi di cui persino la maggioranza dei monopolitani, probabilmente, è all’oscuro.
Che quelle anomalie elettromagnetiche siano solo il risultato delle sofferenze patite in vita da quelle che ora sono anime inquiete intrappolate nel castello? Oppure si tratta solo di suggestioni, coincidenze, fantasie, fenomeni spiegabilissimi usando la razionalità?
Il dibattito è ancora aperto, tanto che, la sera del 15 aprile 2018, se ne discuterà proprio al Castello Carlo V con alcuni esperti di storia locale, come il professor Cosimo Lamanna, e di folklore pugliese come lo scrittore Mario Contino. Oltre alla storia del maniero, verranno illustrati gli strumenti utilizzati dai “Ghost Hunting” e verrà simulata un’indagine EVP (Electronic Voice Phenomena) con i presenti all’evento. Chissà che durante la serata non si dia finalmente una risposta a dubbi difficili da sbrogliare.
Insomma, si tratta davvero di fantasmi? Una risposta certa al momento non c’è, ma i più curiosi potrebbero recarsi a Monopoli e verificare di persona, magari visitando la città e vagando fra le antiche sale e nelle segrete del castello, dove il suono delle onde segna cupamente il tempo da secoli come il ticchettio di un orologio senza memoria. Vi sono associazioni come il Ctg Egnatia, poi, che organizzano anche visite guidate tra cripte e leggende, tra chiese rupestri, necropoli e sotterranei come quelli del castello stesso. E se durante le visite non sarà possibile incontrare fantasmi di dame disperate o di condannati a morte, avrete comunque vagato tra strade lastricate, chiese dai torreggianti campanili, palazzi signorili, piazze e monumenti dove storia e folklore, come il mare e il suo profumo salmastro, dominano passato e presente di questa splendida cittadina pugliese.