Se talvolta le competenze possedute dai bambini molto piccoli ci sorprendono per la loro complessità, una recente ricerca dell’Università di Harvard e del Massachusetts Institute of Technology (MIT) è destinata ad accrescere lo stupore degli adulti nei confronti dell’universo infantile. Secondo i ricercatori dei due prestigiosi istituti citati, i bambini di 10 mesi sarebbero già in grado di leggere in termini di sforzo le azioni compiute dalle persone e di individuare gli obiettivi che a tale sforzo si riconducono.
L'esperimento delle barriere
Tra i tanti esperimenti condotti per raggiungere questo importante risultato, uno ha visto protagonista un attore impegnato nel raggiungimento di un oggetto previo superamento di barriere di differenti altezze: l’alternativa era sempre posta tra due oggetti di cui uno più accessibile e l’altro meno per la presenza di un ostacolo più alto.
Il medesimo attore è stato poi posto di fronte ad ambedue gli oggetti questa volta resi del tutto accessibili per la mancanza di barriere: il personaggio si avvicinava all’uno o all’altro oggetto con modalità differenti. I tempi di attenzione dei bambini erano più lunghi lì dove il personaggio si avvicinava all’oggetto nei confronti del quale aveva nel primo esperimento manifestato minor interesse.
In che modo va interpretata questa maggiore attenzione? Shari Liu, una ricercatrice del team della Professoressa Elizabeth Spelke, risponde a questa questione con un esempio: se vediamo una persona attraversare la strada per andare a prendere un caffè ma rifiutare di farlo per prendere una tazza di tea, rimarremmo sicuramente sorpresi nel vedere la stessa persona optare per il tea nel momento in cui sia tea che caffè gli sono messi davanti senza barriere.
Gli studi condotti sulla “comprensione dell’azione” negli anni hanno dimostrato come i bambini in fase preverbale siano in grado di ricondurre in un’azione, l’effetto alla causa. Allo stesso tempo, per rispondere alla domanda d’inizio paragrafo, è stato dimostrato come l’attenzione sia maggiore nei confronti di azioni che i bambini trovano meno prevedibili.
Se è vero che i bambini molto piccoli non possono comunicare verbalmente le loro impressioni, è altrettanto vero che molto può dire sulla loro percezione del mondo, la selezione che operano con lo sguardo e con l’attenzione.
La ricerca sull'Intelligenza Artificiale
Il progetto di ricerca rientra in uno studio più ampio finalizzato alla costruzione di modelli computazionali in grado di arricchire la conoscenza in materia di processi cognitivi dell’uomo, di processi apprenditivi e Intelligenza Artificiale per lo sviluppo di macchine in grado di “pensare” come farebbe l’uomo.
Se il bambino è in grado di interpretare un’azione in termini di valore dell’obiettivo che giustifica il costo e lo sforzo necessari per raggiungerlo, è possibile includere la predittività come caratteristica dell’intelligenza umana sin dai suoi esordi e farne tesoro per lo studio dell’intelligenza artificiale. Il passo successivo sarà capire se i bambini molto piccoli siano in grado di inferire dallo “studio” delle azioni, caratteristiche del mondo fisico e se siano in grado di stabilire una relazione tra dimensione psicologica che per esempio motiva un’azione e i dati sul mondo circostante.