Recenti dati del CNR (Il Consiglio Nazionale delle Ricerche) lo confermano: gli avvistamenti di meduse nel Mar Mediterraneo sono decuplicati negli ultimi 10 anni. Nonostante non tutte le meduse siano urticanti per l'uomo, è bene sapere quali sono le buone pratiche da adottare in caso di contatto con uno di questi organismi.
Le cause dell'aumento di meduse nel Mediterraneo
Complice del boom di meduse osservato negli ultimi anni è l'innalzamento della temperatura delle acque dovuto ai cambiamenti climatici. Come riportato da National Geographic, l’aumento delle temperature favorisce la riproduzione di molte specie: nella fase sessile, ovvero quando le meduse si trovano allo stadio polipoide, determinate condizioni di salinità, temperatura e disponibilità di prede portano alla formazione dei bloom stagionali di meduse.
Le acque calde hanno, inoltre, causato un insolito aumento nel numero di specie aliene nel Mediterraneo, creando competizione per le risorse e instabilità degli ecosistemi.
A tutto ciò si aggiunge un altro fattore: il depauperamento delle risorse ittiche. La pesca intensiva su pesci predatori naturali delle meduse, come tonno e pesce spada, non ha fatto altro che contribuire alla loro proliferazione.
L'inquinamento e la cementificazione dei litorali, come la creazione di ostacoli artificiali per proteggere spiagge, moli o attracchi dai flutti e dall'erosione provocata dal moto ondoso, forniscono, inoltre, un ideale substrato per neo-colonie di polipi che riescono così a riprodursi con maggiore facilità.
Il disturbo antropico è, in sintesi, il fattore determinante l'incremento di cnidari e ctenofori nelle nostre acque.
Cosa fare in caso di contatto
Le meduse non sono dotate di pungiglione ed è dunque scorretto parlare di "puntura". In realtà, i tentacoli delle meduse possiedono delle peculiari cellule note come nematociti (o cnidociti) che contengono organuli uticanti: le nematocisti.
Entrando accidentalmente in contatto con una medusa, generalmente trasportata dalle correnti, le cellule si attivano grazie a particolari recettori e dei filamenti urticanti vengono estroflessi al tocco alla sorprendente velocità di 2 m/s. Al contatto con la pelle, questi organuli rilasciano il loro veleno che può essere più o meno urticante per l'uomo.
Nella maggior parte dei casi, il contatto con le meduse provoca dolore e prurito. Più raramente e a seconda del soggetto colpito o della specie di medusa incontrata, il veleno dei tentacoli può causare reazioni allergiche.
Cosa fare, dunque, in caso di contatto con una medusa?
Ecco alcuni consigli da tenere a mente:
- Uscire dall'acqua mantenendo la calma ed evitare di grattarsi.
- Lavare la zona colpita con acqua di mare, non utilizzare acqua dolce, alcool o ammoniaca. L'acqua dolce favorirebbe la scarica di veleno dalle nematocisti, mentre l'acqua di mare permette di pulire la pelle ed eliminare eventuali residui di tentacoli senza perpetuare il rilascio di tossine.
- Inutile utilizzare creme al cortisone o contenenti antistaminico: l'effetto si manifesta dopo circa mezz’ora, quando la fase peggiore della reazione urticante è passata.
- Alcuni consigliano di preparare un rimedio naturale mescolando del bicarbonato con un po' d'acqua. Il composto cremoso va spalmato sulla zona urticata e lasciato agire per almeno 30 secondi. Il bicarbonato aiuta ad alleviare la sensazione di prurito.
- Anche l'applicazione di aceto, se disponibile, si è dimostrata essere un buon rimedio, sfortunatamente non efficacie contro tutte le specie di medusa (è inefficace, per esempio, in caso di contatto con la caravella portoghese).
- Se presenti tentacoli sulla ferita è necessario rimuoverli con una pinzetta.
- Risciacquare con acqua calda (in questo caso anche l'acqua dolce va bene) la ferita.
- Tenere al caldo la zona colpita.
- Spray lenitivi a base di acqua di mare e sostanze astringenti naturali possono essere applicati sulla pelle. Si può anche far uso di una crema a base di solfato di alluminio o cloruro di alluminio, reperibile in farmacia.
In genere il contatto con una medusa non richiede intervento medico.
Tuttavia, in caso di reazione allergica, difficoltà di respiro, vertigini, capogiro o nausea, è bene intervenire quanto prima.
Le specie più diffuse nel Mare Nostrum
Tra le specie che è possibile incontrare nel Mar Mediterraneo sono da annoverare:
- Pelagia noctiluca, la medusa luminosa. Presente soprattutto nel Tirreno. Urticante: la stragrande maggioranza dei contatti urticanti a danno dell'uomo sono ascrivibili a questa specie.
- Rhizostoma pulmo, il polmone di mare. Predilige le acque dell'Adriatico e dello Ionio. Poco urticante: non pericolosa per l'uomo. I tentacoli sono corti e non armati di cnidocisti.
- Cotylorhiza tubercolata, la medusa tubercolata. Poco urticante: innocua per l’uomo, ma è comunque sconsigliato il contatto.
- Physalia physalis, la caravella portoghese. Si tratta di un sifonoforo, una colonia di individui altamente specializzati, definiti da alcuni "superorganismo". Molto urticante: fortissima scarica percepita dopo il contatto. Le tossine causano forte dolore e, in rari casi, l'incontro con Physalia può essere fatale.
Each man o' war is actually a colony of several small individual organisms that each have a specialized job and are so closely intertwined that they cannot survive alone. pic.twitter.com/zCYdeFzEB7
— Oceana (@oceana) 18 luglio 2018 Velella velella, la cosiddetta "Barchetta di San Pietro". Anche in questo caso, è una colonia e non un singolo esemplare. Poco urticante: assolutamente innocua per l’uomo ma si consiglia di non toccarla.