Nel corso della sua storia il popolo giapponese ha fatto spesso affidamento al concetto di "gruppo". Grazie a esso i giapponesi sono riusciti nel corso dei secoli ad affrontare sfide molto difficili.

Uno dei fatti drammatici più recenti è stata una calamità naturale dello tsunami dell'11 marzo 2011, che devastò le coste del paese causando 20mila vittime e provocando forti danni alla centrale di Fukushima, un disastro con cui ancora oggi il Giappone deve fare i conti. Ma guardando pochi decenni più indietro ricordiamo che il Giappone è stato l'unico paese nella storia a essere stato colpito da bombe atomiche (nel 1945, a Hiroshima e Nagasaki).

Giappone e pandemia, il concetto di gruppo

Oggi la attuale sfida è la pandemia da Coronavirus. I vaccini in Giappone sono arrivati con ritardo e una fetta della popolazione inizialmente aveva avuto dei dubbi su questi, rallentando così il processo di immunizzazione. Soprattutto le persone anziane sono state reticenti nei primi mesi nell'accettare il vaccino. Ritorna anche qui il concetto "di gruppo", che nel corso degli ultimo periodo ha consentito al paese di "fare squadra" e di mettere da parte i dubbi sui vaccini, mettendo invece al primo posto la tutela della salute.

Un altro fatto recente che il Governo giapponese ha dovuto affrontare è l'organizzazione delle tante attese Olimpiadi di Tokyo 2020.

La decisione di confermare i giochi nonostante la pandemia a inizio estate aveva causato diverse proteste nella capitale nipponica, poi pian paino ha prevalso la volontà di "fare gruppo" tipica del popolo giapponese, che si è progressivamente appassionato alle gare. Alla fine Tokyo ha dato vita a un evento destinato a passare nella storia

Il Giappone, il concetto di gruppo e la figura dei samurai

Il concetto di "fare gruppo" in Giappone risalirebbe al periodo dei samurai, ossia gli antichi guerrieri medioevali che lottavano per servire il loro signore.

Essi crearono un codice, il "Bushido", che divenne un regolamento di vita per guerrieri che mettevano al primo posto l'amore e la fedeltà al proprio signore.

Fu in tale epoca che si formò in parte il concetto di "gruppo" in Giappone. Il concetto di fedeltà al proprio signore, fino a dare la propria vita per servirlo, forgiò uomini di grande corazza e prestigio.

E nel corso dei secoli questo aspetto culturale è rimasto nell'immaginario del popolo nipponico.

La figura degli anziani in Giappone e la lingua giapponese

La figura delle persone anziane è ancora oggi molto valutata in Giappone. La persona "più grande" ha più esperienza e più valore, per questo viene rispettata e onorata. La conoscenza di un anziano è considerata tesoro prezioso per la società.

Anche l'inchino - così famoso e conosciuto dagli occidentali - segue una propria gerarchia. Esso infatti elaborato e ripetuto più volte se la persona appartiene a un livello più alto della società.

Anche la lingua giapponese presenta delle caratteristiche gerarchiche. I verbi in modo particolare hanno tante forme onorifiche o umili e vengono usati in base alle persone a cui ci si rivolge.

In particolare, con i termini "Uchi" e "Soto" si indica rispettivamente la casa e l'esterno. Uchi (la casa) identifica ad esempio il concetto di gruppo familiare o degli amici intimi, mentre Soto è l'esterno (ad esempio il cliente di un'azienda). Il concetto di base, quindi, ruota intorno all'idea di dividere le persone in due gruppi: un gruppo interno e uno esterno.

Tutti questi aspetti culturali dimostrano come l’individuo, per i giapponesi, esista solo nel gruppo e in relazione con il gruppo.