Può un hashtag rivoluzionare, stravolgere e quasi rendere insignificante o mettere in dubbio una realtà che ha dato il riscatto ad un intero genere umano, ovvero quello femminile, come il femminismo? A quanto pare si ed è quello in lingua inglese #womenagainstfeminism. L'onda di successo e riscontro che sta avendo in questi giorni fa rflettere e c'è chi, con voce in capitolo, prende la questione con molta serietà. L'hashtag è certamente singolare e mostra diverse donne, ragazze e perfino adolescenti posare come in un comune selfie, però con un cartello scritto in bella mostra, anzicchè il proprio sorriso o il proprio fisico.Diverse sono le espressioni ma convergono tutte su un'unica opinione, ovvero quella che il femminismo non serve e talvolta mette solamente, stupidamente ed in maniera ignorante le donne contro gli uomini. Le frasi scritte con in posa le loro autrici sono significative e danno validi motivi a loro credito: ci sono donne amate, ragazze accettate e per nulla screditate, adolescenti soddisfatte e per nulla confuse.
C'è chi addirittura si sente offesa dalle "difese" che scaturiscono dal femminismo: sono inutili e che non fanno altro che complicare i rapporti tra donne e uomini. Chè chi dice no al femminismo perché non si sente vittima di nessuno. C'è chi pensa che essere femminista voglia dire andare contro l'essere umano di sesso maschile e di conseguenza anche contro il proprio padre, il proprio fratello, il proprio nonno. Con questi selfie e queste frasi si dice no al femminismo perché non ha senso: le autrici non si sentono per nulla oppresse o svantaggiate. È come se essere femminista significherebbe sentirsi addosso un qualche handicap di cui invece se ne vuole fare a meno: nessuna provocazione solo voglia di esprimersi donna ma in una maniera nuova e rivoluzionaria. Un hashtag tormentone a tutti gli effetti, stavolta si tratta di un tormentone con senso e poco superficiale, anzi sta scomodando il significato di un termine che forse avevamo dato troppo per scontato.
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