Quando un bambino va all'asilo con le lacrime, o addirittura si rifiuta di uscire di casa la mattina, si è soliti ricondurre il suo comportamento alla difficoltà del distacco dalla mamma o dalla persona con cui è stato a stretto contatto fino a quel momento. Indubbiamente l'ansia e la paura di abbandono sono normali e tipiche dei primi giorni di frequentazione della materna o del nido, ma superato il periodo dell'inserimento (più o meno lungo a seconda delle esigenze del bambino) la ragione del suo disagio potrebbe risiedere altrove.

Come nel caso di Fantasia, una bambina socievole e affettuosa che, sul finire delle vacanze estive, fremeva per riprendere ad andare alla Scuola materna dove avrebbe nuovamente potuto giocare con i suoi "amichi" conosciuti l'anno prima.

Ma dopo due giorni dalla ripresa dell'anno scolastico l'entusiasmo era scomparso, lasciando il posto alla paura di entrare in classe, all'ostilità nei confronti di una delle maestre, all'ansia che le faceva fare la pipì a letto, e al non voler più dormire da sola nella sua cameretta.

I giorni passavano ma i segnali di disagio non cessavano e la sua mamma e il suo papà si chiedevano cosa fosse meglio fare davanti alle sue suppliche: "Ti prego non lasciarmi in questo asilo brutto; portami a casa". Finché furono le stesse parole dell'insegnante e i successivi racconti della bimba a farli decidere di ritirare la loro bimba da quell'istituto. Fantasia era stata mandata in punizione in un'altra classe perché prima di pranzo aveva iniziato a piangere (senza motivo, secondo la maestra).

Oltre al fatto che nell'attuale sistema scolastico è vietato allontanare il bambino dalla sua classe, credo che considerare necessariamente un capriccio il pianto di una piccolina di 3 anni, meritevole pertanto di punizione, ripetergli davanti ai suoi compagni che non si capisce nulla di quel che dice, che è la più capricciosa di tutti, e una testona (in dialetto del suo paese), rappresenti una forma di maltrattamento emotivo, che mina il senso di autostima e di benessere di ogni bambino.

Senza dimenticare che i traumi sono attribuibili anche a piccole cose, se vissute con forte disagio. A volte i comportamenti dei bambini sembrano puri capricci, ma invece sono "una testimonianza incompresa di veri e propri "assassinii d'anima" consumati ai loro danni. Altri si consumano in silenzio perché il bambino sente di non potersi neanche permettere di manifestare quanto è stato ferito", per usare le parole di Alba Marcoli.

Si parla spesso di maltrattamenti fisici ma quelli psicologici non sono meno dannosi e, anzi, sono molto più diffusi, e credo rientrino anche questi nell'ipotesi dell'articolo 571 del codice penale, che così recita: Commette il delitto di abuso dei mezzi di correzione o disciplina chiunque abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, ovvero per l'esercizio di una professione o di un'arte.

Dal giorno stesso in cui Fantasia ha saputo che non sarebbe più andata in quell'asilo ha smesso di fare la pipì a letto, ha ripreso a dormire nella sua cameretta. Un giorno poi utilizzando i rametti raccolti nel bosco come fossero spade ha "combattato" (ossia combattuto) contro le maestre "brutte" e le ha mandate via lontano; questo gioco probabilmente le ha permesso di superare a modo suo l'accaduto e così, dopo qualche settimana di un'overdose di coccole e attenzioni di mamma e papà, è riuscita a frequentare serenamente una nuova scuola con nuove insegnanti.

Per chiudere vorrei citare una frase, secondo me, molto significativa a riguardo: "Se non riesco ad imparare nel modo in cui insegni, potresti insegnare nel modo in cui imparo?", di Harry Chasty, psicologo inglese specializzato nell'apprendimento.