Avere un figlio viene considerato dalla stragrande maggioranza delle donne la gioia più grande. Sapere, sentire e vedere che dentro di sé c'è una nuova vita che si sta formando e che per 9 mesi evolverà ogni giorno fino al momento del parto. Grande sofferenza per chi sceglie quello naturale ma anche grande soddisfazione finale nel vedere uscire dal proprio corpo quell'esserino così indifeso. Anche se sempre più donne stanno preferendo il taglio cesareo (con punte molto alte in Campania, generando un vero allarme nel campo medico), tuttavia per tante la gravidanza non è solo attesa, gioia, rinunce e dolori naturali, bensì porta anche patologie psicologiche, che sfociano in vera depressione.

Sia prima che dopo il parto.

Ogni anno in Italia sono 80 mila le donne che si ammalano di depressione pre e post parto, e solamente una su quattro riceve il giusto trattamento. Da quanto precede, ne deriva che 60 mila donne rimangono sole ad affrontare tale malattia, con ciò che ne consegue sulle ricadute familiari. A pesare soprattutto la modifica del proprio corpo, la paura che consegue nella grossa responsabilità di essere madri, il cambio radicale dei propri stili di vita. Le conseguenze sociali del fenomeno diventano così ben note e ben gravi: il quoziente intellettivo è più basso di 5 punti nei figli di madri depresse, la tendenza ad ammalarsi è addirittura 7 volte maggiore, mentre i comportamenti violenti sviluppati in età adolescenziale e adulta hanno una più elevata probabilità di manifestarsi.

Ma la tecnologia può venire incontro, con il Progetto Rebecca Blues, che ha portato alla nascita di Rebecca Blues, un'applicazione per Internet mobile scaricabile gratuitamente per smartphone e tablet, realizzata per rafforzare il rapporto tra medico e paziente. Con essa le donne possono interagire con specialisti, ma anche con altre donne nella propria situazione fisica e psicologica. Parlare dei problemi che affliggono resta per l'essere umano una delle migliori cure per guarire. Ciò può aiutare anche il matrimonio stesso.