Che sia la prima sigaretta o il primo cicchetto, la domanda sarà sempre la stessa: "Vuoi provare?" oppure "Ti fai un tiro?". E' proprio da queste frasi che si comincia ad innescare nei giovani una condizione di disagio, causata dallo stare a contatto con il bullo della situazione che cerca di convincere altri ad imitarlo al solo scopo di sentirsi meno solo.

Mio figlio ne è vittima?

Uno dei problemi alla base del bullismo è sicuramente l'atteggiamento che il piccolo ha nei confronti dei genitori. State pur certi che tenderà a chiudersi all'interno di un guscio, in un mondo tutto suo dal quale può uscire solo il minimo indispensabile.

I forti segnali che si possono cogliere sono dati, a volte, proprio dal carattere (troppo) introverso che emargina il bambino anche a casa. La paura di parlare, la paura di essere sgridati o di prendersi una punizione è troppa - a quell'età - per correre il rischio.

Ed ecco che tenderà a confidarsi con qualcuno vicino a lui, sicuramente diverso dai genitori. A scapito delle ramanzine dei figli, sarebbe opportuno essere sempre informati del cerchio di amicizie del ragazzo o della ragazza e magari dare qualche sbirciatina al cellulare o al computer per cercare di cogliere i giusti segnali che possano indicare comportamenti lesivi.

Un fenomeno dilagante

Le statistiche parlano chiaro. Il fenomeno del bullismo è in costante crescita, soprattutto nelle scuole superiore in cui si comincia a crescere ed iniziano a formarsi le proprie personalità.

E' proprio sull'atteggiamento del bullo che gli studi si concentrano che, a volte da solo e a volte in gruppo, intimidisce, minaccia o impaurisce i suoi coetanei.

L'ostacolo da superare potrebbe essere troppo alto da saltare e sarebbe senz'altro auspicabile l'intervento dell'istituzione scolastica in primis per cercare di risolvere le situazioni di squilibrio.

Dal campo di calcetto al quartiere sotto casa, gli scenari in cui il bullismo può agire sono oggi quantomai diversi ed impensabili ed è proprio per questo che i genitori devono cercare di fare l'impossibile per i ragazzi che si sentono soli ed abbandonati per molestie o violenza e, al contrario, dovrebbero cercare di favorne la crescita passando dalla loro parte.