Che l’Italia a seguito della crisi si sia impoverita non lo dicono alcune voci, bensì fatti e dati concreti. L’indice che misura l’indigenza in Italia è salito al 29% contro un 26% di soli due anni fa, quando nel 2010 per lo meno un bagliore di ripresa si era pur visto anche da queste parti. La riforma del lavoro non ha portato i frutti sperati, i dati statistici sul lato occupazionale ci vedono sempre più sommersi in un paradosso che non ha precedenti storici: più tardi si va in pensione, più tardi si entra nel mondo del lavoro.

L’Italia si risveglia nel 2012 in preda al disagio occupazionale come non si era mai visto prima, circa due milioni e ottocentomila famiglie vertono in una condizione di indigenza che rasenta una gravità assolutamente da non sottovalutare.

Nel senso, la condizione simbolica di povertà sembra proprio essere peggiorata in Italia, in molte famiglie soprattutto del Mezzogiorno la disoccupazione è un elemento fisso che soffoca l’economia della casa.

Sempre l’Istat nella sua analisi non ha mancato di sottolineare la sempre più copiosa presenza dei senza tetto per le strade delle nostre metropoli. Le due città che sono al vertice di questa classifica sono Milano e Roma, dov’è concentrato circa il 70% di queste persone meno abbienti che non hanno una casa. Un aumento esponenziale di persone che vagano per le strade senza fissa dimora è comunque un dato assai visibile negli ultimi due anni, la maggior parte sempre secondo l’analisi dell’Istat sono stranieri, posseggono un’istruzione discretamente bassa ed un livello di età nella maggior parte dei casi inferiore a 45 anni.

Ultimo dato inquietante è come circa 16, 8 milioni di pensionati vivano con una pensione inferiore ai mille euro. La maggior parte di essi ricevono pensioni legate all’invalidità e alla vecchiaia, il restante 25% hanno emolumenti che sono il solo frutto di varie piccole indennità previste dalla legge.