Le famiglieitaliane colpite duramente dalla crisi economica hanno sempre maggiori difficoltàa risparmiare: per 2 famiglie su 3 il livello di reddito non è nemmeno sufficiente per arrivarea fine mese e cresce sempre di più la percentuale di quelle che non riescono acoprire neanche i consumi. Questa è la realtà che emerge da una analisicondotta dalla Banca d'Italia e contenuta in due pubblicazioni di economia efinanza, nei quali si descrive la difficile situazione delle famiglie italiane inquesto drammatico momento di crisi.

Il 65% dellafamiglie italiane hanno risentito della crisi in misura maggiore rispetto alle altre.Si tratta in particolare di nuclei familiari a basso reddito: giovani coppie,chi vive in una casa in affitto e quelle in cui il capofamiglia è operaio,precario o disoccupato.

Nel 1990 coloro che pensavano di non avere risorse sufficientierano il 40%. Maggiormente deboli sono le famiglie di under 35: fanno difatti piùfatica ad avere certezza di reddito, il 29% di queste sono povere ed hanno unalimitatissima capacità di risparmio.

Dall'analisidella Banca d'Italia emergono chiari segnali di difficoltà dei nuclei familiarinel riuscire a risparmiare la quantità di risorse desiderate e necessarie. Vent'anni fa l'Italia presentava una prerogativa che la contraddistingueva dal restodei Paesi europei: questa prerogativa risiedeva nella sua spiccata propensioneal risparmio. Il 50% delle famiglie italiane negli anni '90 riusciva ad accantonareil 25% circa del proprio reddito.

Oggi solo il 30% delle famiglie italiane riesce a mettere da parte una media dell'8,6%della reddito familiare: un livello inferiore secondo la Banca d'Italia aquello rilevato negli altri principali Paesi dell'Eurozona.

Gli economisti della Banca d'Italia che hanno prodottoquesto studio economico-finanziario si lasciano andare, infine, ad unaconsiderazione che a molti potrebbe apparire come una vera e propria analisi distampo marxista, mentre è invece soltanto una fotografia realistica della crisieconomica in atto. Le diseguaglianze sociali sono in crescita e va allargandosila forbice del divario fra ricchi e poveri – osservano gli economisti dellaBanca d'Italia – e con l'aumento degli squilibri aumenta anche la concentrazionedella ricchezza. Nel biennio 2008-2010 i redditi più bassi si sono ulteriormenteimpoveriti a vantaggio di quelli della classe più elevata. Insomma la Banca d'Italia hascoperto, insieme all'acqua calda, anche il classismo e lo hafatto nel momento stesso in cui la crisi economica si è fatta talmente forte damettere a rischio persino il sistema bancario italiano: perché crisi delrisparmio, è bene tradurre il concetto, significa anche minorammontare di danari nelle casse delle banche.