Riforma Pensioni Governo Letta, no alla flessibilità da Maurizio Del Conte, professore della Bocconi. Nel frattempo arrivano gli ultimi dati Inps e cresce inevitabilmente la preoccupazione. Come testimoniano le ultime rilevazioni, tra l'altro, quasi metà delle pensioni sono sotto i mille euro.
La riforma pensioni del Governo Letta sta valutando l'ipotesi flessibilità secondo la proposta di Damiano del PD, proposta che tuttavia è stata data per irrealizzabile per mancanza di fondi. O meglio, per la volontà del Governo Letta di continuare a fare cassa seguendo la riforma Fornero.
Una nuova bocciatura della flessibilità arriva dal professore della Bocconi Del Conte, docente di Diritto del Lavoro intervistato da IlSussidiario.net, che si dimostra molto critico nei confronti della riforma Fornero, e che propone riflessioni molto interessanti.
Il professore non usa giri di parole per la riforma pensioni della Fornero, che "non ha fatto altro che produrre una drastica riduzione della platea dei beneficiari. Eppure, in termini di risparmio [...] la spesa per le pensioni continua a salire". Sulla riforma pensioni del Governo Letta, che come è noto ha deciso di rimandare ogni decisione a (quanto meno) dopo l'estate, Del Carlo dichiara che a settembre "dobbiamo necessariamente aspettarci idee molto più chiare a riguardo".
Per quanto riguarda la proposta di flessibilità per la riforma pensioni del Governo Letta, Del Conte sottolinea che potrebbe non funzionare, perché se si calcola che l'importo delle pensioni in Italia per moltissimi risparmiatori non arriva ai mille euro, "non c'è affatto margine per un vero incentivo". La flessibilità per Del Conte funzionerebbe "se avessimo delle pensioni molto elevate", ovvero se per una gran parte dei futuri pensionati perdere una percentuale delle stesse non sarebbe un problema.
E nel grande discorso sulla riforma pensioni del Governo Letta si intromettono ora anche gli ultimi dati forniti dall'INPS. Dati che da un lato fanno impressione, dall'altro non possono essere considerati una sorpresa: sono la prevedibile conseguenza della riforma Fornero. Il 14% dei pensionati riceve meno di 500 euro, il 31% tra i 500 e i mille euro.
Il 25% tra i mille e i 1500 euro. Secondo gli ultimi dati relativi al 2012 le pensioni di anzianità sono calate, attenzione, addirittura del 25,1%, mentre quelle per vecchiaia sono salite solo del 9%.
Questi numeri da soli rendono assai chiaro lo stallo sociale e lavorativo cui la riforma Fornero ha condannato l'Italia. La riforma pensioni del Governo Letta verrà ridiscussa a settembre, e che si sia o meno d'accordo con il professor Del Conte, che si ritenga ottima la soluzione flessibilità oppure che si preferisca un nuovo abbassamento dell'età minima anche in base al tipo di mestiere o professione, o altro ancora, di certo si sarà d'accordo con il professore nell'augurarsi che dopo l'estate il Governo Letta dimostri di avere più determinazione e le idee molto più chiare sulla riforma pensioni. Perché un cambiamento, forte e rapido, è a dir poco necessario.