La notizia, comunicata il primo gennaio, che entro il 20 gennaio 2014 sarà perfezionato l'accordo fra FIAT e fondo Veba, per la cessione alla casa automobilistica piemontese del 41,4616% del capitale sociale del Chrysler Group, ha portato ad un'impennata del titolo della Fiat in Borsa. La mattina del 2 gennaio, prima ancora che le Borse aprissero, Fiat era data al +20% e, dopo l'apertura il titolo è stato escluso per eccesso di rialzo per essere poi riammesso agli scambi con un + 13%. Le reazioni dei sindacati italiani sono buone ma è difficile pensare ad una ripresa del mercato interno italiano delle auto in base a questo accordo.
L'accordo fra la Fiat e il fondo Veba, che fa riferimento al sindacato dei lavoratori del settore automobilistico Uaw, prevede che la Fiat entri in possesso del 100% del capitale della storica fabbrica di automobili americana, di cui deteneva già la quota sociale minoritaria e che il costo dell'acquisizione della Chrysler sarà di 3.650 milioni di dollari, cioè circa 2.646 milioni e mezzo di euro.
Secondo l'accordo, la Fiat verserà al Fondo Veba 1750 milioni di dollari in contanti, mentre i restanti 1900 milioni saranno versati utilizzando il dividendo straordinario che la società Chrysler distribuirà quest'anno ai due azionisti. Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat e presidente del consiglio di amministrazione della Chrysler, ha comunicato che la Fiat pagherà la parte delle azioni della Chrysler senza intervenire con un aumento di capitale della società Fiat.
Anche i sindacati italiani sono intervenuti nella vicenda: la Fim-cisl ha chiesto, tramite delle dichiarazioni all'agenzia di stampa Adnkronos, che ora la Fiat si occupi di investire negli stabilimenti italiani, a partire da quelli di Mirafiori e di Cassino, mentre gli altri sindacati sembra abbiano comunicato la loro soddisfazione per l'accordo e chiedano all'opinione pubblica di riconsiderare la cattiva opinione sulle strategie dell'AD Marchionne che, secondo loro, ha portato la Fiat ad essere una società globale.
Il presidente della Fiat John Elkann, dal canto suo, ha mandato una lettera ai dipendenti della Fiat chiedendo unità nell'affrontare la nuova sfida permessa dall'acquisizione.
Però, dati gli accordi fatti fra la società Chrysler (e che ora quindi ricadranno nella gestione Fiat), e i sindacati americani che fanno riferimento al Fondo Veba, risulta difficile pensare che questa acquisizione possa avere degli effetti positivi sulla produzione di auto in territorio italiano, ma pare invece che gli sforzi della Fiat potrebbero concentrarsi sempre più sulle fabbriche d'oltreoceano.
Secondo questi accordi, infatti, la società Chrysler ha preso l'impegno di integrare il contratto collettivo dei suoi dipendenti versando al fondo Veba 4 rate uguali di complessivamente 700 milioni di dollari in 4 anni anni. La prima rata dovrà essere pagata alla chiusura dell'accordo fra Veba e Fiat, tramite l'utilizzo della liquidità in disponibilità della Chrysler, mentre le altre tre saranno versate negli anniversari dell'acquisizione.
In cambio di queste contribuzioni, che peseranno sul bilancio del gruppo Fiat dei prossimi anni, il sindacato dei lavoratori americano si è impegnato a collaborare per sostenere le attività industriali della Chrysler e lo sviluppo della prosecuzioni dei programmi del World Class Manufacturing di Fiat-Chrysler.
Date queste condizioni risulta difficile credere che l'acquisizione della totalità delle azioni della Chrysler da parte della Fiat possa portare a nuovi investimenti nelle fabbriche italiane della Fiat o a un rilancio nel mercato automobilistico italiano.