Mario Draghi per ora non attiverà il tanto atteso e auspicato (dagli economisti contrari alle politiche restrittive volute dalla Bundesbank) Quantitative Easing, ossia l'acquisto di titoli pubblici e privati che avrebbe l'effetto di mettere in circolo una massa monetaria tale da riportare in pochi mesi il tasso d'inflazione vicino ma sotto il 2% (quando oggi è pericolosamente vicino allo zero in gran parte della zona euro e l'Italia fa i conti con la deflazione dopo 50 anni) che rappresenta l'obiettivo della Banca Centrale Europea fin dall'insediamento del governatore italiano.

Nella riunione di settembre dell'EuroTower Draghi aveva approvato la prima asta delle cosiddette TLTRO (Targeted Long Term Refinancing Operation), ossia prestiti di lungo periodo alle banche vincolati al finanziamento delle imprese e delle famiglie che però non avevano riscontrato il successo sperato, dal momento che le banche hanno chiesto una cifra sotto gli 83 miliardi invece che i circa 200 che si aspettavano gli analisti finanziari. A ottobre invece sono partiti gli acquisti di covered bond che pure hanno raccolto una modesta cifra di 1,7 miliardi.

Molto probabilmente a novembre sarà la volta gli ABS, i prestiti cartolarizzati, tramite i quali la BCE acquista dagli istituti di credito europei mutui e altri crediti di difficile esigibilità almeno nel breve termine in cambio di quella liquidità che è considerata il requisito fondamentale per far ripartire il credito.

Da molte parti queste misure vengono considerate insufficienti o addirittura inutili per riportare la fiducia nei mercati, perché il sistema finanziario europeo pare restio a prestare soldi ai soggetti privati (imprese e famiglie) come dimostra il trend di una riduzione del credito in molti Paesi, e le stesse imprese non sono stimolate a chiedere finanziamenti in un periodo prolungato di domanda fiacca e depressa.

Secondo molti analisti solo un acquisto massiccio di titoli pubblici, più volte ribattezzati Euro bond, potrebbe ricreare un clima di fiducia nel sistema economico di quei Paesi come Italia e Francia che soffrono più di altri la recessione più grave dagli anni 30, ma Angela Merkel e soprattutto la Bundesbank, guidata dal falco Jens Weidmann, non sembrano intenzionati a cedere su questo punto, convinti come sono che la ripresa non arriva con l'enorme immissione di liquidità nel sistema e la conseguente svalutazione dell'euro e dei risparmi dei cittadini tedeschi, ma dalle riforme economiche per le quali Italia e Francia hanno speso abbondanti parole negli anni passati senza far seguire i fatti.

Si cita spesso il successo della Spagna come modello vincente delle riforme, tra le quali spicca una convinta deregulation nel mondo del lavoro che dovrebbe portare ad una riduzione del costo del lavoro e ad una conseguente ripresa degli investimenti esteri nei Paesi in difficoltà.