Alla fine del 2013 il deputato Maino Marchi presentava un provvedimento da inserire nella finanziaria che prevedeva una sorta di sanatoria per gli stabilimenti balneari. Il provvedimento consisteva nella possibilità da parte dei concessionari dei lidi di pagare canoni arretrati in forma ridotta del 30% del totale dovuto in un'unica soluzione o il 60% rateizzando la somma dovuta in più anni. Tali canoni non corrisposti dai concessionari spesso nascondevano una reale difficoltà da parte del concessionario di dare seguito ad un pagamento regolare delle cifre richieste, stretto dalla contingenza di dover ammodernare e ristrutturare il proprio lido completamente a proprie spese, costretto a pagare tasse sempre crescenti e utenze sempre più care, per poi di anno in anno veder precipitare la presenza turistica e trovarsi a fronteggiare una crisi sempre più presente. Ovviamente il concessionario, prima costretto a pagare fornitori e tasse poi utenze prima del distacco, si ritrovava a non avere materialmente le risorse economiche per far fronte al pagamento degli affitti che così scadevano di anno in anno con qualche acconto faticosamente versato e molte migliaia di euro in arretrato.

Provvedimento: il provvedimento così come ideato era un'importante ancora di salvezza per i piccoli concessionari, con un sforzo considerevole è vero, soprattutto se le annualità contestate erano tre o quattro, pagando il 30% potevano mettersi in regola, altri magari con concessioni un po' più grandi e cifre più elevate potevano optare per il pagamento del 60% rateale sì, magari tra interessi e tutto finivano per pagare quasi il 75%: non molto di risparmiato ma pur sempre qualcosa.

Situazione: Dopo circa un anno quel provvedimento non si sa bene che fine abbia fatto, i media non ne parlano più, le domande andavano presentate entro la fine di febbraio 2014 con, come sempre in Italia, decine di certificazioni, con marche da bollo, situazioni patrimoniali, dichiarazioni di oggettiva difficoltà. Rispettando una giungla di canoni, insomma un ginepraio, dove il piccolo concessionario male si destreggiava e che soprattutto non sicuro dell'accoglimento della propria richiesta doveva nel frattempo reperire in pochi giorni alcune migliaia di euro per far fronte eventualmente al pagamento richiesto in un'unica soluzione. Per di più il provvedimento in questione non poteva applicarsi alle centinaia di stabilimenti balneari lacuali perché le proprie concessioni ricadevano fuori dal demanio marittimo per il quale era stato pensato, perciò in teoria gli stabilimenti balneari lacuali, più piccoli e posti in zone a più bassa vocazione turistica per questo magari più in difficoltà, venivano esclusi. La sanatoria poi non teneva conto in alcun modo di lavori eseguiti a proprie spese dal piccolo concessionario per rendere fruibile lo stabilimento magari compensandoli in qualche maniera, scalando almeno la parte di interessi richiesti o allungando i tempi della riscossione, niente domanda accoglimento pagamento, questo l'iter che francamente spaventava molte piccole imprese famigliari con pochissime risorse, combattute se imbarcarsi in spese procedurali o attendere. La sanatoria semplicemente permetteva questo, qualche grande complesso balneare, che non aveva pagato diverse decine di migliaia di euro di canoni non per scarsa liquidità, ma per pura scelta, di mettersi in regola pagando solo il 30% del dovuto: la solita Italia iniqua che premia sempre chi più ha.