Lunedì nero per le principali Borse europee che bruciano oltre 200 miliardi di euro per il crollo del greggio, 21 miliardi solo a Piazza Affari. Le principali società del comparto petrolifero sono state coinvolte da una raffica di vendite con in testa Eni ed Enel che hanno chiuso rispettivamente a -8,36% e -6,47%. Ciò ha portato al tracollo il listino milanese che chiude gli scambi in profondo rosso.

A pesare anche i timori sull'uscita di Atene dalla moneta unica, sulla scorta delle dichiarazioni effettuate in campagna elettorale. Si ripete lo scenario della scorsa settimana, con Atene arrivata a perdere l'11% del valore di Borsa, ma con la differenza che ora le idee del gruppo radicale di Tsipras paiono trovare accoglimento anche in Francia.

Quest'oggi ci sono state nuove scottanti dichiarazioni del Presidente francese Francois Hollande che hanno riacceso vecchie tensioni con la Germania.

Il tracollo di Piazza Affari

Non è bastata l'intonazione positiva dei listini fino a metà mattinata, ad impedire il tanto temuto tracollo dei mercati finanziari che questa volta hanno punito principalmente la Piazza milanese. Peggiore tra le Borse europee, Piazza Affari archivia la giornata con un ribasso del 4,92%, scontando i violenti cali dei principali gruppi petroliferi Eni ed Enel che da soli capitalizzano 86 miliardi di euro, un quinto dell'intero valore di Borsa. In realtà le azioni del colosso di Stato soffrono la bocciatura degli analisti di Citigroup che hanno tagliato il rating da 'neutral' a 'sell' e l'attesa per la diluizione del titolo da parte del Tesoro.

Giù anche altri due titoli legati al prezzo del greggio: Saipem e Tenaris.

Euro ai minimi storici del 2006

In realtà la principale notizia proviene dal mercato valutario (il Forex). Questa notte con l'apertura dei mercati asiatici l'Euro ha toccato il minimo a 1,1864 contro il dollaro, un livello che non vedeva dal 2006.

Una flessione in atto ormai da tempo, quella della moneta unica che nel 2014 ha perso circa il 12% del proprio valore. Diverse le ragioni di questa inversione di percorso.

Il motivo principale della correzione del rapporto euro-dollaro è sicuramente la diversità di strategie seguite dalle due Banche centrali sulle sponde dell'Atlantico. Se da un lato negli Stati Uniti la Fed ha intenzione di normalizzare le sue politiche monetarie dopo anni di mosse ultraespansive, la Bce, in Europa si vede costretta ad utilizzare metodi non convenzionali per fermare la spirale deflazionistica ormai in atto. Ma tra le ragioni della debolezza dell'euro c'è anche la crisi politica greca.

Le novità sulla crisi in Grecia

Nell'attesa della nuova tornata elettorale greca in agenda per domenica 25 gennaio, s'infiammano le discussioni tra i principali partiti. Stando ai più recenti sondaggi elettorali, resta in testa il partito radicale Syriza. In passato lo schieramento di Alexis Tsipras si faceva apertamente portavoce dell'uscita della Grecia dalla moneta unica. Oggi sembra che anche il partito di estrema sinistra non voglia necessariamente rinunciare all'Euro, mirando ad una ridefinizione degli accordi con la Troika (Commisione Ue, Bce, Fmi). Ciononostante la temuta 'Grexit' potrebbe diventare un'ipotesi con cui i Paesi europei dovranno confrontarsi, come dichiarato dalla cancelliera Merkel al Der Spiegel, anche se poi smentito da Berlino. E proprio oggi il Presidente francese Hollande ha dichiarato che l'uscita dall'Euro rappresenta per Atene un'ipotesi legittima.